Diaconia valdese, come abbiamo gestito le Rsa

L'ente, che gestisce in provincia di Torino, oltre a vari servizi assistenziali, alcune case di riposo, comunità per disabili e servizi socio-educativi, ricostruisce passo dopo passo la gestione degli ospiti e dei lavoratori, e la comunicazione alle famiglie e agli utenti, nel corso dell'emergenza sanitaria

Roma (NEV), 19 maggio 2020 – Totale trasparenza nella gestione delle residenze per anziani. La Diaconia Valdese, ente ecclesiastico senza scopo di lucro che raccoglie, collega e coordina l’attività sociale e gestisce strutture di assistenza e accoglienza della Chiesa valdese, fa nuovamente chiarezza sul suo operato nelle relative RSA che gestisce in Piemonte. 

Dopo le polemiche che hanno interessato questa regione e la Lombardia, e dopo il “caso” delle strutture dove risiedono tante persone anziane che hanno contratto il coronavirus e in molti casi sono purtroppo decedute, l’ente valdese sceglie ancora una volta (lo aveva già fatto il 7 aprile scorso con un’altra nota, ndr) di fornire nuove informazioni aggiornate, a differenza e in controtendenza rispetto a molti centri, lombardi ma non solo, che invece hanno comunicato poco e male durante la pandemia. 

La Diaconia Valdese, attraverso il  Coordinamento Opere Valli (COV) – che da gennaio 2020 ha cambiato denominazione in Diaconia Valdese Valli (DVV) – gestisce sul territorio pinerolese, in provincia di Torino, oltre a vari servizi assistenziali, alcune case di riposo, comunità per disabili e servizi socio-educativi: l’Asilo dei Vecchi a San Germano Chisone, la Casa delle Diaconesse e Torre Pellice, il Rifugio Re Carlo Alberto a Luserna San Giovanni, l’Uliveto, sempre a Luserna, nelle valli valdesi.

“Il 30 aprile, dopo settimane di attesa, sono stati effettuati i tamponi – spiega la Diaconia valdese in un comunicato -, sia sugli ospiti che sui dipendenti, al Rifugio Re Carlo Alberto di Luserna San Giovanni (TO). Su 78 ospiti presenti in struttura 11 sono risultati positivi, di questi solo 2 sono sintomatici mentre gli altri 9 sono asintomatici o paucisintomatici. Per quanto riguarda gli operatori, su 71 sottoposti al test, 11 sono risultati positivi ma asintomatici. Ovviamente, i parenti di tutti gli ospiti positivi sono stati prontamente avvisati del responso. Il 28 aprile, due giorni prima del prelievo tamponi, la commissione di vigilanza dell’ASL TO3 ispezionava la struttura senza rilevare anomalie nelle procedure messe in piedi già dal mese di marzo. In collaborazione con il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica (SISP), si era provveduto, infatti, a creare una zona dedicata alle persone che presentavano sintomi riconducibili al COVID-19. Nessuna anomalia viene riscontrata nella gestione degli ospiti, né per ciò che concerne i DPI (dispositivi di protezione individuale per i dipendenti), così come per l’intervento in sicurezza delle addette alle pulizie, e le sale di vestizione e svestizione”. 

Tutti i passaggi, quindi, sono stati concertati con le autorità sanitarie locali e con la dirigenza della struttura. “Alla luce dei risultati diagnostici ottenuti – continua la nota della Diaconia – e, sempre in collaborazione con il Servizio di Igiene e Sanità Pubblica, il Servizio di Prevenzione e Protezione della Diaconia Valdese, il direttore sanitario e il responsabile di struttura – con successiva approvazione della commissione di vigilanza – si pianifica una riorganizzazione del Rifugio in quattro aree, con una suddivisione interna di spazi e gestione degli ospiti. Vengono, così, identificate delle squadre incaricate degli spostamenti, in base ad un cronoprogramma definito e con compiti attribuiti alle squadre stesse, composte da ogni risorsa disponibile, eccetto OSS ed infermieri ai quali è chiesto di concentrarsi solo ed esclusivamente sugli ospiti. Tutta la delicata e complessa organizzazione è oggetto di una comunicazione scritta interna, e di una spiegazione verbale da parte del responsabile di struttura nella stessa giornata di mercoledì 6 maggio, in una riunione (all’aperto) che coinvolge rappresentanti di ogni gruppo di lavoro del Rifugio”. 

Il giorno dopo si è svolta la riorganizzazione, “che ha richiesto un importante sforzo organizzativo e logistico: gestire un’operazione così complessa e delicata, in tempi strettissimi, e dopo settimane di enorme fatica fisica, emotiva e psicologica, non è stato semplice. Ci teniamo a precisare, che durante il pomeriggio vi sono stati alcuni momenti di incertezza presso uno dei nuclei della struttura (Nucleo Cascina), riconducibili tuttavia ad iniziative personali di alcuni operatori, non concordate con i superiori e per i quali si stanno valutando opportuni provvedimenti. Incertezze che non hanno in alcun modo inficiato l’assistenza personale agli ospiti, l’assistenza infermieristica ed il servizio della cena. Vogliamo, inoltre aggiungere che i famigliari sono stati immediatamente informati (con una mail il 14 maggio) e rassicurati sulla reale situazione al fine di dissipare ogni possibile dubbio sul modo di operare del Rifugio”. 

Per quanto riguarda gli operatori, “risultati positivi ma asintomatici, rassicuriamo sulle loro condizioni di salute e ringraziamo nuovamente tutto il personale che, a fronte di una situazione complessa e per certi versi sconosciuta, ha dimostrato e continua a dimostrare un forte attaccamento agli ospiti e alla struttura”. 

“Condividiamo la preoccupazione per il momento difficile che le strutture RSA si trovano a gestire in questo momento, così come la preoccupazione degli operatori che, per il tipo di mansione, risultano particolarmente esposti, ma possiamo rassicurare gli stessi – così come fatto nella risposta alla lettera pervenuta il 7 maggio dai sindacati Cigl e Cisl – di aver adottato dispositivi, procedure e formazioni così come previsto dalle normative (azioni verificate, senza alcuna segnalazione, dai NAS e dalla Commissione di Vigilanza dell’ASL To3 in data 28 aprile). La presenza di tamponi positivi all’interno della struttura non è necessariamente collegata alla scarsa attenzione per la sicurezza: gli stessi protocolli adottati al Rifugio sono applicati in altre strutture della Diaconia Valdese che, al momento, non registrano alcun positivo. È il caso dell’Asilo dei Vecchi di San Germano Chisone (TO) dove, su 85 ospiti presenti in struttura 83 sono risultati negativi, 2 “non pervenuti”, ovvero da rifare (ma gli ospiti sono assolutamente asintomatici) e, per quanto riguarda i dipendenti, su 59 sottoposti al test solo 1 persona (che non svolge attività di assistenza) è risultata positiva pur essendo asintomatica”.

“La tutela di ospiti e lavoratori – conclude la Diaconia valdese – è una nostra priorità nonché responsabilità e molte sono le azioni che abbiamo intrapreso in questi mesi per supportarli e proteggerli: agli operatori delle case di riposo è stato erogato un premio superiore di 600 euro ciascuno; solo al Rifugio Re Carlo Alberto si è investito in DPI 60mila euro; abbiamo rinunciato all’ingresso di nuovi ospiti pur di non aumentare il rischio complessivo; e, sebbene abbiamo dovuto chiudere il Centro Diurno non abbiamo fatto ricorso agli ammortizzatori per il personale in esubero. 

Riteniamo che questi elementi, insieme all’impegno degli operatori, degli RSPP (Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione), dell’ufficio acquisti, dei responsabili e dei direttori, siano testimonianza del nostro impegno e responsabilità nell’affrontare questo difficile momento. La Diaconia continua a muoversi in modo coeso e unitario, seguendo le linee guida dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dell’ASL di competenza, applicando procedure condivise a strutture e servizi e operando in maniera trasparente e professionale”.