Non possiamo respirare

Le chiese statunitensi reagiscono alla morte violenta di George Floyd, un nero di 46 anni, per mano delle forze di polizia

Immagine di George Floyd, ritratto da Andres Guzman, disegnatore di Minneapolis

Roma (NEV/Riforma.it), 28 maggio 2020 – di Claudio Geymonat

Mentre proseguono a Minneapolis, in Minnesota, le proteste per l’ennesima morte violenta di un afroamericano per mano delle forze di polizia, ultimo di una infinita sequela di episodi analoghi, anche le chiese statunitensi manifestano l’indignazione per quanto avvenuto ai danni di George Floyd, 46 anni, soffocato da un agente che insieme a tre colleghi, tutti già licenziati, avevano fermato Floyd dopo una telefonata che segnalava un uomo sospetto seduto in auto, forse sotto effetto di stupefacenti, che avrebbe tentato di effettuare un pagamento con una carta contraffatta. Tanto è bastato per mettere in atto un violento arresto che una telecamera amatoriale ha immortalato in tutta la sua crudeltà. Derek Chauvin, l’agente che con il ginocchio piantato sul collo di Floyd ne causa il soffocamento nonostante la straziante disperazione dell’uomo che stava soffocando, ha una lunga lista di precedenti episodi, risolti pressoché sempre senza particolari sanzioni, come del resto accade per il 99% delle uccisioni compiute da agenti di servizio.

«Il peggiore virus oggi in America è la white supremacy, il suprematismo bianco», si legge in una dichiarazione della Chiesa metodista Unita di St. Petersburg che prosegue «Si chiama George Floyd. È stato linciato dalla polizia, il soffocamento è durato otto minuti, tutti registrati in un video. Tutti noi oggi non possiamo respirare».

«Black Lives matter», le vite delle persone di colore contano, si legge sul pannello della Mayflower Church distante un pugno di chilometri dal luogo dell’omicidio, appartenente alla Ucc, la United Church of Christ, e ancora di seguito: «Essere nero in America non può essere una condanna a morte». Il pastore della Mayflower, Christian Briones, è fra le migliaia di cittadini scesi nelle strade in queste ore per protestare contro la violenza gratuita delle forze dell’ordine. Il pastore Oby Ballinger, di una ulteriore Chiesa della Ucc prossima al luogo della morte di Floyd, la Edina Church, ha prodotto un comunicato insieme alla Muslim-American Society of Minnesota, associazione islamica, per denunciare «la morte di un altro uomo di colore non armato per colpa dell’idolatria della supremazia bianca. Offriamo la forza della nostra fede e ci impegneremo in continue azioni per educare tutti a vivere in una società sicura e multirazziale».

Appena lo scorso 8 maggio in Georgia era toccato a Ahmaud Arbery, uscito di casa per fare jogging, cadere sotto i colpi di pistola di due uomini, Gregory e Travis McMichael, padre e figlio, armati e convinti che il giovane di 25 anni stesse correndo in quanto autore di una rapina. Gregory McMichael è un ex agente di polizia in pensione. Proprio su questo altro brutale episodio la United Church of Christ ha organizzato un seminario on line per il prossimo 31 maggio, al fine di ragionare a fondo sul razzismo che pervade il Paese, e giungere alla proposizione di una piattaforma di azioni da sottoporre ai candidati alle elezioni presidenziali previste in autunno. Purtroppo il seminario dovrà ora aggiornarsi con questo nuovo choccante episodio.