Fare comunità. La pandemia e i migranti

Sul dossier "Fare comunità. La pandemia e i migranti" pubblicato Su “Benvenuti ovunque”, testata di Comune-info dedicata ai temi dell'accoglienza e delle migrazioni, la responsabile dell’Otto per mille delle chiese metodiste e valdesi Manuela Vinay parla di Mediterranean Hope, il programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI)

Roma (NEV), 23 giugno 2020 – Si parla anche di Mediterranean Hope, il programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), sul dossier “Fare comunità. La pandemia e i migranti” pubblicato sulla testata “Benvenuti ovunque” di Comune-info, sezione dedicata ai temi dell’accoglienza e delle migrazioni.

A parlarne è Manuela Vinay, responsabile dell’Otto per mille della Chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi. “Il buon samaritano agisce perché sente che la sua coscienza gli impone di fermarsi a soccorrere il prossimo in difficoltà” dice Vinay, che su Comune-info/Benvenuti ovunque parla del sostegno ai progetti per il diritto alla salute e alla sicurezza sanitaria come, ad esempio, nella piana di Gioia Tauro. Dalla distribuzione di materiali per la prevenzione della diffusione del virus, alla ricerca di alloggi per i lavoratori stagionali, sono molte le cose fatte e da fare. Tra queste ultime, la collaborazione con le istituzioni per l’attivazione di “servizi sociali di accompagnamento e orientamento per aiutare i migranti impegnati nell’agricoltura stagionale a costruirsi un progetto migratorio serio e sostenibile. Oggi sono abbandonati a loro stessi, con un costo sociale e umano drammatico”.

Vinay parla anche di altri progetti sostenuti dalle chiese metodiste e valdesi, fra cui i corridoi umanitari portati avanti dalla FCEI con la Comunità di Sant’Egidio attraverso il protocollo siglato con i Ministeri degli Esteri e degli Interni e il centro ecumenico internazionale Agape (Prali, Torino).

Il ricco dossier su Comune-info, che il direttore Gianluca Carmosino ha definito “Un piccolo segnale di speranza in questi tempi grigi”, raccoglie numerosi contributi.

“La pandemia ha provocato una enorme emergenza sanitaria ed economica, simbolicamente accompagnata in febbraio dalla crisi dell’accoglienza sull’isola di Lesbo, dove migliaia di persone sono rimaste ammassate in condizioni disumane per settimane, e in giugno dalle proteste contro la violenza razzista negli Stati uniti – si legge nella presentazione del dossier –. Eppure questi mesi hanno favorito in molti territori anche la ricomposizione dei legami sociali e la messa in discussione di alcuni elementi con i quali siamo abituati a pensare alle migrazioni”.

I temi: accoglienza (Andrea Staid) e razzismo (Annamaria Rivera), le strade senza nomi e numeri civici di Castel Volturno (Daniele Moschetti, con le foto di Giovanni Izzo), le esperienze di Scicli, Marigliano, Carpi e Comerio, e della Rete dei Comuni Solidali (Roberta Ferruti), il diritto all’abitare (Caterina Amicucci), l’”accoglienza diffusa”, (Chiara Marchetti), le riflessioni e le critiche sulla “regolarizzazione” (Gianfranco Schiavone e Fulvio Vassallo), analogie e differenze fra Mediterraneo, Messico, Australia e Bangladesh (Sara Maar), l’Africa (Mauro Armanino). Infine, la ripubblicazione del Piccolo Manifesto in tempi di pandemia del collettivo Malgré Tout, che sintetizza molti di questi temi nella frase “nessuno si salva da solo”, a sottolineare che è la fragilità che ci appartiene e ci accomuna.