Roma (NEV), 26 giugno 2020 – Il settimanale di informazione indipendente “Adista” racconta in un dossier “il non facile percorso che ha portato nelle Chiese cristiane non cattoliche la donna ad accedere ai ministeri e al pastorato, tuttora escluso dalla Chiesa di Roma”.
Un racconto a più voci da cui emergono i tentativi di smantellare strutture e privilegi sessisti, l’autoritarismo e il clericalismo. “Le compagne e i compagni di viaggio di questo numero di Adista – si legge nella presentazione – , nell’ordine in cui i loro saggi compaiono, sono il pastore valdese Alessandro Esposito; la luterana Gabriella Woller; la pastora battista Cristina Arcidiacono; Maria Vittoria Longhitano, presbitera della Convocazione delle Chiese episcopali in Europa; Basilio Petrà, preside della Facoltà teologica dell’Italia Centrale; Davide Romano, direttore del Dipartimento affari pubblici e libertà religiosa dell’Unione italiana delle chiese cristiane avventiste del Settimo Giorno (UICCA)”.
L’immagine tutta maschile di Dio “influenza non solo le pratiche religiose, ma le culture, il senso comune e le pratiche quotidiane” scrivono ancora i curatori, che invitano a indagare la Parola biblica “a partire da una più attenta, critica, storicistica lettura delle Scritture”, che significa anche “contestualizzare e liberare il messaggio biblico dalle sovrastrutture culturali del passato, dalle ‘traduzioni’ inadeguate e insufficienti che derivano da una scarsa comprensione dei testi, per rendere le religioni non più dogmatiche, rinchiuse e separate dai ‘recinti del sacro’ (sempre declinate al maschile singolare), ma inclusive e plurali”.
Il dossier si inserisce nella collana di numeri speciali di Adista intitolata “Le Chiese di fronte alla violenza di genere” e intende approfondire temi quali i pregiudizi e gli strumenti di repressione ed esclusione delle donne nella chiesa e nella società, i “carismi” femminili e la presenza femminile sul pulpito, nella predicazione della Parola o nell’amministrazione dei sacramenti, elementi che rendono visibile “la differenza dei corpi, una presenza spesso dirompente – specie ad occhi cattolici e in occasione di celebrazioni ecumeniche – perché manifesta l’esistenza di un ministero non più legato al corpo maschile e alla maschilità di Gesù e della Chiesa”.
Il dossier è stato condiviso anche sulla pagina Facebook della Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI).