Filippine, le chiese chiedono che cessino le violazioni dei diritti umani

Nella 44a sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni unite, che si è aperto ieri a Ginevra, si parlerà delle strazianti violazioni dei diritti umani commesse dal governo filippino. Il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) con la Coalizione Internazionale per i Diritti Umani nelle Filippine, il Consiglio Nazionale delle Chiese nelle Filippine e la Chiesa Metodista Unita si uniscono alle voci che chiedono che queste violenze finiscano

Foto CEC

Roma (NEV), 1 luglio 2020 – Il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) si è unito alla Coalizione Internazionale per i Diritti Umani nelle Filippine, al Consiglio Nazionale delle Chiese nelle Filippine e alla Chiesa Metodista Unita in una dichiarazione preparata per la 44a sessione del Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni unite che si è aperto ieri a Ginevra.

La dichiarazione invita il governo filippino a porre fine alle violazioni dei diritti umani. 

“Accogliamo con favore il rapporto dell’Alto Commissario sui diritti umani nelle Filippine, – si legge nel testo – che descrive accuratamente le strazianti violazioni commesse dal governo”.

La dichiarazione ripercorre una serie di casi, come quello del giornalista Frenchiemae Cumpio, arrestato a febbraio con l’accusa di aver fabbricato armi da fuoco;  la chiusura della più grande rete televisiva, ABS-CBN e la condanna per diffamazione informatica comminata al direttore esecutivo di Rappler, Maria Ressa.

Al centro delle preoccupazioni già dal 2016, anno in cui il governo di Rodrigo Duterte lanciò la campagna contro il narcotraffico che ha già provocato migliaia di vittime (alcune fonti parlano di  27mila omicidi extragiudiziali), il tema dei diritti umani. 

Il governo proprio in questi giorni dovrebbe varare una legge antiterrorismo che rafforza Human Security Act of 2007 ed estende il concetto di terrorismo aumentando i poteri di sorveglianza, arresto e detenzione della polizia.

La dichiarazione chiede giustizia per le vittime, e indagini e procedimenti giudiziari adeguati per i presunti colpevoli. 

Nei giorni scorsi due ONG, l’Organizzazione mondiale contro la tortura e il Centro filippino per lo sviluppo e i diritti giuridici dei bambini (Clrdc Filippine) hanno presentato un rapporto che riporta 122 casi di minori da 1 a 17 anni uccisi fra il luglio 2016 e il dicembre 2019 nell’ambito della campagna lanciata dal governo contro il narcotraffico: tra quesi emergono sei i casi di particolare gravità, fra i quali quello di un bambino di 7 anni giustiziato per aver assistito all’uccisione di un’uomo da parte delle autorità locali. 

Durante la 44ma sessione del Consiglio Onu per i diritti umani verrà presentato un rapporto preparato dall’Alto commissario Michelle Bachelet,dal quale emerge che la guerra al narcotraffico ha prodotto uccisioni diffuse e sistematiche, nella più totale impunità per gli autori.