I missionari erano razzisti?

Christine Lienemann, professoressa emerita di teologia, analizza gli intrecci fra missione e razzismo in un dialogo pubblicato dalla testata svizzera ProtestInfo. Su Riforma.it una sintesi in italiano

Roma (NEV/Riforma.it), 20 luglio 2020 – Dalla morte violenta di George Floyd, razzismo e colonialismo sono finalmente tornati argomenti di discussione, non solo negli Stati Uniti, ma un po’ ovunque. Specialista in questioni missionarie e relazioni interculturali, Christine Lienemann, professoressa emerita di teologia all’Università di Basilea, spiega i legami tra la missione cristiana e queste realtà oscure in un lungo dialogo ospitato dalla testata svizzera ProtestInfo. Su Riforma.it una sintesi in italiano.

Fra i temi affrontati, l’analisi dei termini “missione”, “coercizione” e “sottomissione”, le differenze geografiche e culturali che hanno permesso oppure ostacolato la “penetrazione coloniale”, ma anche gli intrecci fra imperialismo, protezione, cooperazione ed emancipazione, nonchè la critica alle derive razziste e suprematiste che in certi contesti hanno avuto strascichi fino a oggi.

Lienemann nomina i contrasti di un fenomeno mondiale antico e moderno, sottolineando ad esempio il rischio dell’alienazione di culture e lingue a causa delle missioni, dall’altro lato la loro tutela e la loro conservazione proprio grazie ad esse.

Il tentativo è quello di rispondere a un dilemma del cristianesimo mondiale: la missione è “buona” o “cattiva”?

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