Omotransfobia, Rainelli (REFO): “Rispetto e inclusione per le persone transgender. Subito la legge”

Dopo la morte, a Caivano, in provincia di Napoli, della ventenne, speronata mentre era in scooter con il compagno transgender. Una riflessione sull'omotransfobia, mentre la legge ad hoc ancora giace in parlamento

foto di Delia Giandeini, unsplash

Roma (NEV), 14 settembre 2020 – Siamo ancora un paese omo e transfobico? “Purtroppo sì, è evidente”. Risponde così Giorgio Rainelli, presidente della R.E.F.O, rete evangelica fede e omosessualità e co-coordinatore della Commissione fede e omosessualità delle chiese battiste, metodiste e valdesi.

L’ultimo dramma è quello della giovane Maria Paola, morta nella notte tra venerdì e sabato, dopo essere stata speronata mentre era lo scooter con il compagno, Ciro, transessuale. Proprio la loro relazione sarebbe il movente di quanto accaduto e questa mattina si svolge l’udienza di convalida del fermo del fratello della vittima, che sarebbe stato contrario a questo rapporto.

“Le persone transessuali ogni giorno vengono picchiate, discriminate, uccise. Tutto ciò che non è eteronormato – continua Rainelli -, tutto ciò che non sembra “normale” vive ancora pesanti discriminazioni. Odio, violenza, come dimostra anche il caso di Colleferro”.

Tanta però anche in questo caso la solidarietà, almeno in rete. “E’ vero, molti esponenti politici si sono subito scagliati contro la violenza di quanto accaduto, chi per motivi giustificati, altri forse per opportunismo…Le destre in Italia sono infatti omofobe e transfobiche, c’è poco da girarci intorno”.

Intanto, in parlamento, giace la famosa legge contro omotransfobia e misoginia, ddl firmato da Alessandro Zan, deputato Pd.

“Appunto per tutto quello che sta accadendo e che continua a succedere non solo nelle nostre periferie – aggiunge Rainelli – andrebbe al più presto approvata la legge. E’ un problema che riguarda tutte e tutti”.

Perché serve una legge specifica? “Intanto perché per i reati di questo tipo manca l’aggravante, mentre c’è per l’odio razziale. Si tratta di tutelare i più deboli, tutte quelle situazioni più nascoste, come i molti e le molte che non denunciano. Non so se questa legge riuscirà a cambiare il clima sociale, di certo potrebbe essere un deterrente per chi compie questi crimini”.

La nuova norma prevede infatti il carcere da 1 a 4 anni per chi istiga alla violenza omofobica e la reclusione fino a 1 anno e 6 mesi, o una multa fino a 6 mila euro, per chi diffonde idee basate sulla discriminazione di genere.

“Forse gli eteronormati non si rendono davvero conto di quanto possa essere turbante, di quanto possa essere un trauma, per una persona essere aggredita, anche solo verbalmente. Forse, quindi, avere una legge specifica aiuterebbe le persone che hanno paura di denunciare a sentirsi meno sole”.

Da una provincia all’altra, da Roma a Napoli, quello che emerge è in ogni caso un modello maschile aberrante. “Una mascolinità deviata che pretende, il modello del macho che impone il suo volere con la forza. Purtroppo non mi sorprende che esista ancora questo stereotipo, considerata la mentalità patriarcale dominante in molti contesti, così come la visione del corpo fine a se stesso, la violenza come valore”.

E in questa visione del mondo di certo non c’è spazio per la transizione di genere.

“Le persone che hanno fatto questo percorso cominciano per fortuna a essere meno invisibili che in passato. Ma la questione transgender rimane un tema molto complesso e delicato, anche all’interno delle associazioni LGBTQI+ il dibattito è in corso. Siamo d’altra parte ancora molto alla medicalizzazione di questo passaggio, chi lo fa vive purtroppo molto spesso un vero e proprio calvario”.

E le chiese a che punto sono rispetto a questi temi?

“Il cammino è stato fatto, da parte delle chiese protestanti, su tutto ciò che concerne l’omosessualità e ovviamente il contrasto all’omofobia.

Sui transessuali siamo all’inizio. Stiamo dunque lavorando sull’accoglienza di queste persone, sarà un percorso lungo. E difficile, perché lo sguardo di alcuni potrebbe essere “moralista”. Ma la pruderie non è una cosa cristiana.

Dovremmo arrivare a capire – conclude Rainelli – che non dobbiamo solo accettare le persone, transgender o dalla sessualità fluida o quale che sia il loro percorso, ma rispettarle ed includerle”.