Election Day, “il lavoro che ci aspetta, a prescindere dal risultato”

Il valdese Luciano Kovacs, coordinatore per l'area Europa e Medio Oriente della Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti, racconta le sue impressioni a poche ore dalla "maratona elettorale" per le presidenziali Usa. E per domani si aspetta "un pandemonio"...

foto Unsplash

Roma (NEV), 3 novembre 2020 – Le elezioni americane viste da un protestante italiano. Il valdese Luciano Kovacs è coordinatore per l’area Europa e Medio Oriente della Presbyterian Church, la Chiesa presbiteriana degli Stati Uniti, che ha la sua sede nazionale in Kentucky (PcUsa, di cui la Chiesa valdese è la chiesa protestante partner, in Italia). Lavora da anni negli Stati Uniti, ha la doppia cittadinanza e negli ultimi mesi si trova in Italia, più precisamente nelle valli valdesi, a Torre Pellice. Da qui lavora e ha votato, un mese e mezzo fa, via posta e da qui, questa notte, seguirà la “maratona” elettorale.

Cosa si aspetta, per domani? “Un gran pandemonio – risponde Kovacs -. Credo che stanotte probabilmente non ci saranno i risultati della competizione”.

Uno dei timori espressi anche dalle chiese – come la Chiesa unita di Cristo, di cui avevamo parlato qui – è che uno dei due candidati presidente si possa dichiarare vittorioso prima del tempo, complice il complesso sistema elettorale nordamericano e le modalità nuove di voto, a causa del Covid.

Intanto, per rimanere in tema religioso, oggi il candidato democratico alla Casa Bianca Joe Biden, secondo quanto riportato dalla Cnn, ha iniziato l’Election day recandosi sulla tomba del figlio Beau, morto nel 2015, e nella chiesa di St Joseph, nel Delaware, insieme alla moglie Jill Biden e due dei suoi nipoti, Finnegan e Natalie.

“Le chiese “mainstream” – spiega Luciano Kovacs – non si espongono in termini di sostegno ai candidati, non lo possono fare, ma si possono esprimere sui temi al centro della campagna elettorale e dei programmi politici”. In questo quadro, “il mondo “evangelicale” Usa solo se si osserva superficialmente può apparire monolitico ma non lo è: è un universo molto variegato”. E in evoluzione. Una dimostrazione di questa complessità è ad esempio la presa di posizione degli esponenti della Convenzione Battista del Sud, tradizionalmente conservatori, così come quella dei “pro-life evangelicals for Biden”.

E che sia una realtà complessa anche l’arena politica nordamericana lo evidenzia ad esempio un progetto come “The Lincoln project“, creato da membri del partito repubblicano che hanno espresso il loro endorsement per Biden, “contro Trump e il trumpismo”, come si legge sul loro sito.

Più che a una corrispondenza univoca tra chiese e candidati, dunque, vi sono, secondo l’esponente della chiesa presbiteriana Usa, “alleanze che sono state strette nel 2016 da parte degli evangelicali che hanno sostenuto Trump, fatte in qualche modo a prescindere dal candidato Trump. Molti non lo ritengono un buon “cristiano”, ma uno strumento utile per portare avanti battaglie contro i diritti delle donne e del mondo Lgbtq. Esistono negli Usa esponenti di chiese reazionari, che hanno fatto quello che non esito a chiamare un “patto del diavolo” e l’attuale presidente ha di fatto mantenuto le promesse dal loro punto di vista”. Mettendo ad esempio a segno la nomina di una cattolica, conservatrice e anti-abortista, Amy Coney Barrett, come giudice alla Corte Suprema, che ha preso il posto di Ruth Bader Ginsburg, emblema della lotta per l’uguaglianza di genere.

Nel frattempo ad oggi, 3 novembre già quasi 100 milioni di americani hanno già votato: oltre 35 milioni si sono recati alle urne in persona e oltre 63 milioni, come l’italiano Luciano Kovacs, hanno votato per posta. La pandemia ha insomma cambiato il volto delle elezioni, non solo in termini di accesso alle urne.

“Trump – continua Kovacs – sta cercando di convincere l’elettorato che se dovesse vincere Biden ci sarà una sorta di lockdown generalizzato per l’America, che manderà l’economia a gambe all’aria. D’altra parte, anche nei sondaggi, proprio il ruolo degli anziani, la paura della categoria più colpita dall’emergenza sanitaria, è ancora un’incognita”.

Quale augurio dunque, per il futuro prossimo e non solo? “Le aspettative – conclude l’esponente valdese – si scollano dalle speranze. Gli Stati Uniti, come anche l’Italia, purtroppo, stanno vivendo un periodo e un clima estremamente diviso e polarizzato. Le forze nazional populiste sono pericolosissime, spero che questo fascismo strisciante venga sconfitto. Mi auguro che gli Stati Uniti non virino verso un modello che molti temono possa avere delle derive autoritarie. A prescindere da quale sarà il risultato delle elezioni, ci sarà in ogni caso molto lavoro a livello politico e sociale da fare”.  E il ruolo della chiesa, in questo contesto, assume un rilievo particolare: “Ci troviamo di fronte a due grandi pandemie: una è quella sanitaria e l’altra è quella del razzismo. Sconfiggere entrambe le pandemie, sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti negati, i diritti della popolazione afroamericana ma anche quelli dei migranti, è quello che dobbiamo fare. Continuare cioè il nostro impegno a favore dei diritti dei vulnerabili, degli ultimi”.

 


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