La violenza contro le donne non è un raptus, ma una trama

Su “Il Regno”, la pastora e teologa battista Elizabeth Green interviene sul tema della violenza maschile presentando il fascicolo “Sedici giorni per vincere la violenza. La salute è donna?” prodotto dalla Federazione delle donne evangeliche in Italia

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Roma (NEV), 18 novembre 2020 – La violenza maschile fa male. Cosa accade alle donne in termini di salute? Prova a rispondere a questa domanda la pastora e teologa battista Elizabeth Green sul blog del Coordinamento teologhe italiane (CTI) ospitato dal portaleIl Regno”, che in vista del 25 novembre (Giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne), propone una serie di approfondimenti.

La pastora Green parla del fascicolo “Sedici giorni per vincere la violenza. La salute è donna? prodotto dalla Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI). I sedici giorni di cui parla il dossier vanno dal 25 novembre al 10 dicembre, Giornata mondiale per i diritti umani. Il tema della violenza è declinato in parallelo a quello della salute delle donne. Scritto a più mani, il fascicolo rappresenta un prezioso strumento di riflessione e approfondimento.

Scrive Green, presentando il lavoro, che la violenza di genere provoca non solo “numerosi problemi di salute fisica e mentale nella donna, sia immediati che a lungo termine, e il personale sanitario deve essere formato e preparato ad affrontarli, ma sembra che nel sistema sanitario nazionale (come in altre aziende) la carriera delle donne mediche sia decisamente in salita”. C’è un nesso tra violenza di genere e depressione nonché tra violenza e disturbi alimentari.

Nel quadro “molto sfaccettato della violenza di genere” emerge la consapevolezza della “natura sistemica della violenza maschile alla quale le donne sono soggette”. La violenza esercitata dagli uomini su mogli, figlie e figli “non nasce da raptus momentanei di uomini solitari, ma è l’espressione di una trama che attraversa il tessuto sociale”, sostiene Green.

“Serve un approccio poliedrico che guardi criticamente il modo in cui pensiamo non solo le donne ma anche (e forse soprattutto) gli uomini – continua la teologa –. Bisogna, cioè, superare gli stereotipi della ‘femminilità’ di cui il simbolismo e le strutture delle Chiese sono spesso intrise”.

È importante quindi riflettere su sessualità consapevole, maternità come ‘scelta, destino o obbligo’, interruzione volontaria della gravidanza, temi trattati nel fascicolo FDEI.

L’invito è quello a “spezzare le catene che tengono le donne legate ad un’oblatività distruttiva e che imprigionano gli uomini in una maschilità tossica”.

La violenza contro le donne è un’emergenza nazionale e internazionale. La stessa Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (WACC) la definisce epidemica, come il covid.

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