Roma (NEV), 5 gennaio 2021 – “Ci si prende cura di sé prendendosi cura della comunità”. E’ questo uno dei nodi del documento intitolato “Vaccini anti-Covid: scelte responsabili” redatto dalla Commissione bioetica delle chiese battiste, metodiste e valdesi. Al centro la gestione della pandemia e soprattutto la fase attuale, legata al vaccino. Il legame tra individuo e società, per le chiese protestanti, “è studiabile con i metodi scientifici, ma porta in sé una forza di significato che supera la constatazione di fatto e acquista valore etico e, per le chiese, teologico. Il vincolo fraterno derivante dall’essere creature di un unico Creatore sostiene il senso di responsabilità per l’altro basilare in una prospettiva cristiana”.
Le chiese ripercorrono dunque i vari passaggi sanitari e scientifici, palesando gli interrogativi etici che si sono manifestati e che continuano a pervadere i temi della salute e l’emergenza sanitaria del Covid19.
Le 11 pagine del testo della Commissione Bioetica BMV (il lungo cammino di collaborazione e comunione tra chiese battiste, metodiste e valdesi è denominato “BMV”, ndr) sono dello scorso 3 dicembre 2020 e fanno seguito a quello del 2018 “La vaccinazione: una scelta responsabile e di cura”, in cui si esaminava il tema della sfiducia nei confronti della scienza, del rapporto fede-scienza e della responsabilità sociale.
Il documento è stato ripreso ed approfondito anche in un’intervista di Sabina Baral a Libero Ciuffreda, membro della commissione e direttore dell’Oncologia Medica 1 dell’Ospedale Molinette di Torino, pubblicata ieri dal sito chiesavaldese.org.
Una delle tematiche affrontate è quella della distribuzione del vaccino. “Rendere indisponibili i vaccini per i Paesi più poveri, innescare una vera e propria competizione per la produzione – si legge nel testo -, la commercializzazione e la distribuzione costituiscono un grave problema etico: gli organismi internazionali di vigilanza devono avere forza sufficiente per portare avanti piani sanitari globali senza essere sopraffatti da logiche di potere e da disegni politici il cui prezzo viene pagato dalle popolazioni dei Paesi svantaggiati. […] Un criterio di giustizia ed equità richiede che la distribuzione di un bene, il cui impatto sulla salute pubblica promette di essere determinante, sia fatta in base alle esigenze sanitarie e non in base al potere economico dei singoli Stati […]”.
In riferimento all’informazione, le chiese richiamano “il dovere etico della trasparenza nell’informazione: la necessità della condivisione dei dati raccolti nei diversi Paesi e nelle diverse sperimentazioni è alla base del lavoro della comunità scientifica e garanzia della correttezza delle decisioni prese dalle istituzioni deputate all’approvazione di nuovi farmaci. È chiaro che l’alto grado di specializzazione dei saperi esige da un lato fiducia da parte del cittadino riguardo le informazioni, i consigli, e le eventuali adempienze che riceve, e dall’altro la massima trasparenza da parte delle autorità competenti nella cura della Salute pubblica e nella approvazione dei farmaci e dei vaccini. Anche a livello di formazione dell’opinione pubblica è importante richiamare l’attenzione sul legame tra la correttezza delle informazioni divulgate, la loro completezza e trasparenza in modo che ogni cittadino sia in condizioni di ricevere le nozioni e le notizie di cui necessita, nonché di approfondire il carattere di quanto accade a livello dei decisori politici in merito a questioni ad alta sensibilità etica”.
Condividere informazioni verificate e farlo in modo “sano” è un dovere di tutti. Adoperarsi quindi per una “buona e completa informazione: in questa direzione un servizio qualificato, e un impegno nell’aiutare a comprendere e a formarsi una opinione fondata e critica, può essere assunto, nella misura possibile, anche da associazioni di cittadini, da agenzie di servizio e volontariato e non ultimo dalle chiese”.
Specificatamente riguardo alla vaccinazione in corso, la Commissione traccia alcuni punti-chiave del ragionamento bioetico. “Nonostante la gravità della situazione pandemica e della crisi ad essa correlata non pare eticamente sostenibile l’abbreviazione delle fasi di sperimentazione – scrivono le chiese – . I presidi di cura, e dunque i vaccini, sono beni di cui tutti gli esseri umani devono potersi avvalere: ciò implica una attenzione all’equità distributiva internazionale in modo che non prevalgano logiche di mercato, ma un’etica della salute globale. La trasparenza nell’informazione e l’impegno a fare formazione deve essere assunto sia dalle agenzie ad essa deputate, sia da ogni persona in grado di aiutare la propria comunità a pensare in modo critico e a compiere scelte responsabili. Non essendo possibile immunizzare la popolazione mondiale in tempi rapidi ed essendo necessarie scelte di opportunità nel dare la precedenza alle categorie più esposte è certamente prematura la discussione generale sull’obbligatorietà del vaccino contro Covid-19. Tuttavia è opportuno richiamare fin d’ora che occorrerà vigilare affinché il requisito dell’immunità vaccinale non diventi un elemento discriminatorio, e sia elemento imprescindibile esclusivamente per specifiche categorie nell’esercizio professionale. Solo l’andamento della pandemia e le situazioni epidemiologiche dei diversi Paesi potranno dire l’opportunità o meno di discutere di obbligatorietà, di raccomandazione, o di eventuale limitazione dell’obbligatorietà ad alcune categorie di popolazione”. L’etica, infine, secondo le chiese “esige la messa in atto di comportamenti atti a salvaguardare la salute propria e della collettività, specialmente dei più fragili: in tal senso anche in condizioni di non obbligatorietà giuridica di vaccinazione, sussiste un “obbligo” morale di non sottrarsi a quanto può garantire il bene della comunità”.
Esistono poi le conseguenze sociali della pandemia ed è questo l’ultimo aspetto affrontato nel documento. “La pandemia Covid-19 sta certamente modificando profondamente molti aspetti del nostro vivere individuale e sociale – conclude la Commissione Bioetica -, nonché gli equilibri geopolitici ed economici; la ricerca scientifica e le biotecnologie dei vaccini non erano state sottoposte prima d’ora a una pressione così intensa e in questa crisi pandemica dimostrano ancora una volta che la conoscenza e le sue ricadute tecnologiche sono beni che devono essere assunti, sviluppati e resi disponibili a tutti. Nell’impegno come cittadini e come chiese cristiane chiamate a responsabilità in ogni aspetto della vita del Paese, e in senso più generale del nostro mondo, riconosciamo l’importanza di ogni occasione di studio, di formazione e di informazione come premessa per assumere decisioni responsabili e per far risuonare una parola di giustizia, di equità e di attenzione alle necessità dei più fragili ed esposti che spesso vengono soffocate da interessi più forti. Auspichiamo che il tempo difficile che viviamo sia affrontato con fiducia e determinazione, perché anche da passaggi storici di grave crisi è possibile cogliere elementi positivi da consegnare alle generazioni future”.