Cristiani contro la tortura. Lottare per i diritti umani, dai Balcani al Burundi

Inizia un altro anno di lavoro per la promozione dei diritti umani. L’Associazione, il cui ramo italiano nasce da un’ispirazione del pastore valdese Tullio Vinay, opera da oltre trent’anni su basi ecumeniche

Foto tratta dal sito ACAT

Roma (NEV), 21 gennaio 2021 – L’Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura (ACAT) inizia l’anno con una serie di segnalazioni e azioni in favore dei diritti umani. Dalla tragedia dei migranti sulla rotta balcanica, con una situazione sempre più allarmante, all’abolizione della pena di morte in Kazakistan.

“Migliaia di persone, oltre a dover fronteggiare gli abusi da parte della polizia di frontiera come ampiamente documentato da parte di molte ONG, ora devono combattere con le avverse condizioni climatiche, senza la possibilità di essere ospitate all’interno di strutture adeguate – denuncia l’ACAT –. Dopo l’incendio del campo profughi di Lipa si sono moltiplicati i ripari di fortuna, dove manca tutto. ONG e associazioni sopperiscono ai bisogni basilari come distribuzione di un pasto caldo e di vestiti per combattere il freddo. Ma non è sufficiente. Siamo ormai alla tragedia”. Lo scorso anno le ACAT europee avevano lanciato un appello alla Presidenza della Commissione europea affinché si intervenisse su quanto stava accadendo “sotto gli occhi di tutti in un silenzio assordante”.

Fra le buone notizie
Foto tratta dal sito ACAT

c’è quella della liberazione dei 4 giornalisti della testata burundese indipendente Iwacu, dopo 430 giorni di prigione. Christine Kamikazi, Agnès Ndirubusa, Egide Harerimana e Térence Mpozenzi, sono stati rilasciati il 24 dicembre 2020, come reso noto da ACAT Francia. Fra le azioni in corso, quella in favore dell’informazione libera in Turkmenistan. “Uno dei paesi più pericolosi per i giornalisti – scrive ACAT –, dove i media sono completamente sotto il controllo dello Stato.

Fondato formalmente nella primavera del 1987 grazie al contributo della chiesa valdese di Roma e del movimento “Rinascita Cristiana”, il ramo italiano dell’Azione dei cristiani per l’abolizione della tortura si deve all’ispirazione del pastore valdese Tullio Vinay, tra i primi in Europa a denunciare le violenze subite dai prigionieri politici in Vietnam. Sin dal principio l’ACAT scelse di operare su basi ecumeniche, mettendo insieme protestanti, cattolici, ortodossi e altre confessioni cristiane disposte a pregare e ad agire insieme. Tra le ultime battaglie della storia dell’associazione, spicca quella contro la pena di morte.