Roma (NEV), 25 marzo 2021 – Scrive lo storico Emidio Campi: “La Crocifissione bianca di Marc Chagall ha delle caratteristiche che non si ritrovano in nessun’altra delle copiose rappresentazioni della Passione. Il Cristo morente, illuminato da un raggio di luce bianca, indossa lo scialle di preghiera ebraico e ha il capo coperto da una stoffa bianca invece dell’abituale corona di spine. Alla base della croce è posto il candelabro a sette braccia, uno dei simboli classici dell’ebraismo. Attorno al Crocifisso, al posto delle figure consuete dei due ladroni, dei soldati e delle pie donne, sono raffigurate in senso antiorario scene di violenza e disperazione. Tra queste spiccano un villaggio saccheggiato dai soldati dell’Armata rossa, una barca ricolma di profughi, uomini in fuga che portano con sé il rotolo della Torah, una madre terrorizzata che stringe al petto il proprio figlio, mentre l’incendio della sinagoga rievoca le distruzioni dei luoghi di culto perpetrate dai nazisti. La incomparabile forza evocativa dell’arte di Chagall sta nell’essere al tempo stesso omaggio alla tradizione ebraico-cristiana e opera di attualità. La Passione di Cristo è immersa nel presente, dislocata nelle tragedie che fecero dell’Europa degli anni 1938-1939 una smisurata pendice del Golgota. Certo, la crocifissione di Gesù è unica e irripetibile, un disegno di grazia di Dio, come la risurrezione. Ma perché la commemorazione della morte e risurrezione di Cristo è a volte per noi senza tempo e senza luogo? Come possiamo ignorare che molte delle tragedie raffigurate nella Crocifissione bianca continuano a ripetersi ancora oggi? Questa tanto poco sacra rappresentazione della Passione ci sfida a ricalcare i sentieri del Golgota, alla ricerca di una rinnovata comprensione della redenzione, che sia anche riscatto dalla violenza e dall’ingiustizia, nonché segno visibile dell’umanità nuova e della creazione nuova scaturite dall’evento della Pasqua”.
Questa riflessione è apparsa nel numero di aprile della Chiesa evangelica di lingua italiana Zurigo – Waldenser.