Mazzola dedica vittoria contro Laera ai colleghi assassinati

Maria Grazia Mazzola, aggredita tre anni fa, ottiene giustizia. La giornalista investigativa dedica la vittoria legale a Jan Kuciak, Martina Kusnirova e Daphne Caruana Galizia

Foto tratta dal sito dell'Ordine dei giornalisti www.odg.it

Roma (NEV), 16 aprile 2021 – “Nella giornata della condanna a una criminale che voleva chiudermi la bocca, il mio pensiero va ai miei colleghi assassinati, traditi, lasciati soli mentre scoprivano la corruzione in Europa. Alle loro famiglie inconsolabili, l’abbraccio di tutti noi”. Con queste parole, la giornalista investigativa Maria Grazia Mazzola dedica la vittoria legale contro Monica Laera a chi non ce l’ha fatta.

“Al giornalista investigativo slovacco Jan Kuciak e alla sua compagna Martina Kusnirova assassinati, in attesa di giustizia. Alla cara collega investigativa patriota di Malta, Daphne Caruana Galizia, trucidata con un’autobomba a Malta, in attesa di verità e giustizia. Uccisi perché loro denunciavano ed altri tradivano il Paese. Prima ti isolano, poi ti denigrano, ti minacciano e infine ti uccidono. Colleghi, sempre scolpiti nelle mie inchieste e nel mio cuore” prosegue Mazzola.

La giornalista ha ricevuto, in questi anni di attesa, la solidarietà e la vicinanza di colleghi, istituzioni, associazioni e organismi laici e religiosi. Fra questi, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e l’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI).

“Ho seminato tra le spine e i sassi e ho raccolto fiori – scrive ancora sulla sua pagina Facebook Maria Grazia Mazzola –. Ho ricevuto violenza e falsità, sono stati condannati. Pubblicato verità sopra ogni menzogna. Ricevuto cattiveria ed emarginazione, ma 1000 preghiere mi hanno reso forte.

Dio grazie, la Chiesa e la comunità dei giusti è più forte della suggestione distruttiva”.

La condanna

Dopo tre anni dall’aggressione mafiosa subita da Maria Grazia Mazzola, inviata speciale del TG1, il giudice ha condannato a 1 anno e 4 mesi di reclusione Monica Laera, esponente del clan Strisciuglio di Bari.

I reati sono lesioni e minacce in continuità aggravate dal metodo mafioso. Laera aveva già ricevuto una condanna in Cassazione per 416 bis.

Il giudice ha riconosciuto anche le richieste di parte civile tra cui Associazione Stampa Romana (ASR), Ordine Nazionale dei Giornalisti, Federazione nazionale stampa italiana (FNSI), Libera e Comune di Bari.

“Non è accettabile che una cronista venga aggredita per strada e subisca lesioni permanenti, con minacce di morte. E la libera informazione non può subire ostacoli né ci sono zone del paese off limits – scrive l’ASR in un comunicato, che conclude –. Questa decisione rilancia anche il tema di ottenere maggiori tutele normative per i cronisti”.

Guarda la conferenza stampa organizzata dall’ASR subito dopo la sentenza.

Con Maria Grazia Mazzola. Il procuratore Nazionale Antimafia Federico Cafiero De Raho. Il Presidente dell’OdG Carlo Verna. Leonardo Metalli del Comitato di redazione del Tg1. L’avvocata Antonia Bello. Don Luigi Ciotti. Il legale di parte civile di Stampa Romana Antonio Feroleto. Il presidente di Associazione Stampa Romana Lazzaro Pappagallo.