FCEI, la parola ai consiglieri uscenti. Ilaria Castaldo

Tra pochi giorni scade il triennio di lavoro 2018-2021 della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). In quest’occasione vengono rinnovati gli organi della FCEI: il Presidente, il Consiglio e l’Assemblea. Prosegue con Ilaria Castaldo la serie di testimonianze, con le voci dei consiglieri uscenti.

Roma (NEV), 26 ottobre 2021 – In vista dell’Assemblea che si terrà tra pochi giorni, quando l’attuale Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) terminerà il suo mandato e verrà eletto un nuovo Consiglio e un nuovo presidente, abbiamo raccolto la testimonianza di servizio in questi anni di lavoro al Consiglio della Federazione, a coloro i quali, cioè, hanno guidato il cammino FCEI. Ai consiglieri e alle consigliere uscenti, quindi, abbiamo chiesto di raccontarci il passato, attraverso un bilancio dell’esperienza fatta, e uno sguardo verso il futuro.

Il Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), triennio 2018/2021, immagine di archivio

E’ la volta di Ilaria Castaldo, tenente ausiliaria dell’Esercito della Salvezza, attualmente responsabile della Casa Vacanze Concordia e della comunità locale di Forio d’Ischia.

Qual è il suo bilancio di questa esperienza?

“Il bilancio di questa esperienza è assolutamente positivo. Ricordo l’Assise nella quale sono stata eletta: arrivai a Pomezia che non sapevo davvero nulla della FCEI.  L’unica cosa che all’epoca mi diede un po’ di coraggio era vedere qua e là volti conosciuti, visto che la famiglia di mia mamma è valdese. Per il resto, era tutto da capire…Però durante quei giorni, ascoltando la relazione triennale e partecipando alle varie sessioni ho pensato che avrei voluto più Esercito della Salvezza nella FCEI e più FCEI nell’Esercito della Salvezza.

Sin dal primo Consiglio a Roma, ho cercato di capire cosa fosse veramente la FCEI e che ruolo poteva avere l’Esercito in tutto questo. In questi anni abbiamo lavorato molto, sui programmi ma anche sull’unità e le possibili interazioni. Sono stati anni di svolta per alcune questioni ed è stato emozionante avere la sensazione di contribuire ai progressi, alle conquiste, ai cambiamenti che sono avvenuti.

Come rappresentante di una chiesa che lotta sempre con la mancanza di mezzi finanziari è stato bello assistere e contribuire alla creazione, progettazione e implementazione di una serie di progetti che oggi sono a regime.

Questi anni sono stati per me una grande occasione per allargare il mio orizzonte sul panorama evangelico FCEI. Ho avuto la possibilità di visitare alcune delle nostre realtà, di vedere l’inventiva, lo spirito e il desiderio di fare dei nostri coordinatori e operatori. Ho cercato di contribuire a far conoscere la FCEI nella mia realtà e, forse, anche l’Esercito della Salvezza alla FCEI.

Che testimone si sente di lasciare a chi verrà dopo di lei?

A chi mi sostituirà nel Consiglio come rappresentante dell’Esercito vorrei raccomandare di “esserci”. Spesso essere minoranza può indurre a stare un passo indietro, ma io credo che il bello della FCEI sia proprio che siamo un condominio di chiese che provano ad essere famiglia per fare del bene agli altri e a noi stessi. Questa è una cosa per la quale vale la pena spendersi. E’ bellissimo che, con le nostre particolarità, possiamo lavorare insieme, conoscerci, arricchirci e venire incontro ai bisogni del prossimo. Tutti abbiamo qualcosa da dare.

In generale, al prossimo Consiglio vorrei dire due cose.

Strategicamente, essere insieme è più intelligente: insieme abbiamo più possibilità di essere rilevanti, e più efficaci nelle azioni che intraprendiamo. In un mondo in cui ci sono esclusioni di ogni genere a vantaggio di un’uniformità che sa di appiattimento, l’idea di chiese con idee e posizioni diverse in alcuni campi, ma che riescono a progettare, a dialogare, a lavorare insieme è una realtà che vale la pena difendere.

E ci tengo a concludere  ripetendo ciò che dico da un po’: non dimentichiamo di dire, tutte le volte che ne abbiamo l’occasione, cosa è che ci muove. Quella che chiamiamo “testimonianza” va esplicitata, trasmessa, spiegata come dice 1 Pietro 3:15 “Siate sempre pronti a render conto della speranza che è in voi”. Facciamo molte cose rilevanti e bellissime con professionalità e cura: sarebbe tristissimo se mancassimo di dire che siamo motivati e spinti dall’amore per eccellenza: quello mostrato da Dio attraverso Gesù Cristo.

A tutti voi buon lavoro!”.