FCEI, la parola ai consiglieri uscenti. Stefano Bertuzzi

Sta per scadere il triennio di lavoro 2018-2021 della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). In quest’occasione vengono rinnovati gli organi della FCEI: il Presidente, il Consiglio e l’Assemblea. Stefano Bertuzzi è l'ultimo della serie di testimonianze, con le voci dei consiglieri uscenti.

Markus Spiske, unsplash

Roma (NEV), 28 ottobre 2021 – In vista dell’Assemblea che si terrà nei prossimi giorni, quando l’attuale Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) terminerà il suo mandato e verrà eletto un nuovo Consiglio e un nuovo presidente, abbiamo raccolto la testimonianza di servizio in questi anni di lavoro al Consiglio della Federazione, a coloro i quali, cioè, hanno guidato il cammino FCEI. Ai consiglieri e alle consigliere uscenti, quindi, abbiamo chiesto di raccontarci il passato, attraverso un bilancio dell’esperienza fatta, e uno sguardo verso il futuro.

Stefano Bertuzzi, metodista, cresciuto a Trieste, ora vive in Piemonte e lavora per la Diaconia Valdese.

Qual è il suo bilancio di questa esperienza?

“Sarebbe fin troppo facile parlare di bilancio molto positivo; forse però la definizione che mi piace di più è quella di bilancio ricco: di esperienze, di saperi, di azioni, di fraternità e – non possiamo nasconderlo dopo questi quasi due anni di pandemia – anche di tante difficoltà, affrontate però con determinazione e consapevolezza della nostra forza e dei nostri limiti.

Sei anni fa ero stato eletto nel Consiglio della FCEI dopo una lunga esperienza come vicesegretario, prima, e poi segretario della Federazione Giovanile Evangelica in Italia, la FGEI: apparentemente cambiava solo una lettera, nel concreto per me significava il passaggio all’impegno “adulto” per le chiese; voleva dire entrare in contatto con realtà che conoscevo poco – la FGEI si rivolge principalmente alle e ai giovani “BMV” – e avere a che fare con progetti di grande complessità e valore. Ero incerto su cosa mi aspettava. Tuttavia l’ambiente che ho trovato si è rivelato accogliente e fraterno, tale da permettere di affrontare anche le tematiche più complesse sentendomi ascoltato e utile.

Cito alcuni dei temi che sento a me particolarmente vicini, consapevole che la lista dovrebbe essere molto più lunga: il programma Mediterranean Hope, cresciuto sotto i nostri occhi, mostrando quanto le chiese protestanti italiane abbiano ancora molto da fare e da dire; la comunicazione attraverso i vari media della FCEI, diventata sempre più ricca ed efficace; argomenti quali la giustizia ambientale e sociale che non sono mai stati tralasciati ma anzi sono stati al centro di molte iniziative, eventi, riflessioni utili alle chiese e alla società; infine la FCEI è stata in grado di rispondere a tante delle emergenze in Italia e all’estero degli ultimi 6 anni. Ringrazio il Signore per avermi dato l’opportunità di essere parte di un ingranaggio grande e complesso.

Che testimone si sente di lasciare a chi verrà dopo di lei?

Come ho accennato precedentemente, per via del mio percorso sono entrato nel Consiglio sentendomi un po’ la “quota giovane” e dunque il mio primo pensiero è quello di lasciare il testimone delle esperienze vissute all’interno del mondo giovanile, del progetto Essere Chiesa Insieme, delle tematiche ambientali, di inclusione sociale, di genere e orientamento sessuale che sono centrali per le generazioni dei “Millenials” e “Z”. Sono argomenti la cui importanza è ormai ampiamente riconosciuta e credo che non sia necessario che ci sia qualcuno sotto i 40 o i 30 anni per mantenerle al centro dell’azione della FCEI.

Un’altra caratteristica della Federazione che mi piacerebbe venisse ulteriormente valorizzata è quella di essere promotrice di idee e progetti innovativi, in grado di trascinare con sé le chiese membro e non solo. Una FCEI che non abbia paura di essere voce profetica in Italia e nel mondo”.