Roma (NEV), 21 gennaio 2022 – “Servire il presente” è il titolo della conferenza che Gillian Kingston, vice presidente del Consiglio metodista mondiale (WMC), ha tenuto a Roma lo scorso giovedì 21 gennaio, presso il Centro Pro Unione.
Prima della conferenza , Kingston, membro della chiesa metodista in Irlanda, ha visitato gli uffici della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), dove è stata accolta dal pastore Daniele Garrone, presidente della FCEI, da Marta Bernardini, coordinatrice di Mediterranean Hope – Programma rifugiati e migranti della FCEI, da Barbara Battaglia, redattrice dell’agenzia NEV/Notizie evangeliche e dal pastore Luca Baratto, segretario esecutivo FCEI. Nella conversazione con i rappresentanti della federazione evangelica Kingston ha parlato di sinodalità e Irlanda.
“In questa Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani – ha spiegato Kingston -, sono stata invitata dal centro Pro Unione a parlare di sinodalità. Si tratta di un tema a cui la chiesa cattolica romana sta dedicando molta attenzione, invitando anche esponenti delle altre chiese cristiane a presentare la loro esperienza e il loro punto di vista sull’argomento”, ha spiegato Kingston.
“Naturalmente – ha proseguito la vice presidente dei metodisti mondiali – il mio punto di vista parte dal concetto di sacerdozio universale e dal ministero di tutto il popolo di Dio, cioè di tutti i battezzati. Questo già indica che nelle chiese metodiste ministri ordinati e laici hanno ruoli diversi ma godono dello stesso status all’interno della chiesa”.
“Questa uguaglianza nasce anche dall’esperienza del primo movimento metodista che si strutturava su cosiddette società locali, visitate periodicamente da John Wesley, il fondatore del movimento, ma rette da laici. La leadership dei laici è dunque un elemento fondante del metodismo. Il maggiore organo decisionale della chiesa, la Conferenza metodista, è un’assemblea composta metà da ministri ordinati e metà da laici”.
Nella conversazione con il presidente FCEI, Kingston ha parlato anche del suo paese d’origine, l’Irlanda. “Sono un’irlandese che appartiene all’Europa”, ha detto Kingston che vive nella Repubblica d’Irlanda, facendo riferimento alla Brexit e all’enorme problema di confini che essa implica. “Nessuno vuole il risorgere di confini rigidi tra la Repubblica e il Nord Irlanda. E, d’altra parte, i partiti Unionisti non vogliono un confine nel Mare d’Irlanda”.
“E’ necessario saper guardare alla storia passata nella prospettiva della riconciliazione delle memorie – ha proseguito Kingston -. In questo Decennio dei Centenari (2012-2023), in cui in Irlanda vengono ricordati degli anniversari ancor oggi divisivi, tra cui il trattato Anglo-irlandese che ha definito la divisione dell’Irlanda in due parti, la guerra civile del 1921-23 e l’inizio dei Troubles nel 1968, le narrazioni storiche divergono notevolmente: alcuni hanno inteso celebrare alcuni eventi, altri commemorarli. Arrivare a una narrazione comune della nostra storia è un obiettivo che ancora sta davanti a noi”.