Roma (NEV), 24 maggio 2022 – “Albania Si Gira”, 4° Festival del Cinema Albanese, si terrà dal 9 al 12 giugno presso la Casa del Cinema di Roma a Villa Borghese. La quarta edizione della rassegna è organizzata dall’Associazione “Cultural Pro” sotto la direzione artistica di Nensi Bego e Fabio Bego.Il centro studi e rivista Confronti è media partner dell’evento.
Quest’anno, spiegano i promotori, “proietteremo film che mostrano come era percepito il futuro durante il fascismo, il comunismo e nel periodo di transizione, per comprendere come queste immagini dell’avvenire si riflettono nel presente. La pandemia e la polarizzazione politica che si è affermata nel corso degli ultimi anni e che ha trovato sfogo nello sconsiderato attacco russo in Ucraina, ci hanno portato a vedere il futuro in termini catastrofici come non succedeva dai tempi della Guerra Fredda”.
L’obbiettivo del festival è “individuare i limiti della nostra capacità di programmare l’avvenire in quanto fortemente condizionato da narrazioni del passato che non offrono vie di fuga dalle crisi in atto. Nella selezione abbiamo dedicato particolare attenzione a film che utilizzano la musica e il suono come strumenti di narrazione poiché comunicano attraverso un orizzonte sensoriale più ampio”.
Giovedì 9 giugno aprirà il festival il film Brazdat/ I solchi (1973) che “mostra come il socialismo, il lavoro e la tecnologia contribuiscono a modificare l’ambiente e a riequilibrare i rapporti di forza tra i generi”. Il film è diretto da Kristaq Dhamo, “uno dei fondatori della cinematografia albanese e tra i registi più rappresentativi del periodo comunista”.
La seconda serata sarà dedicata al tema “dell’esotizzazione dello spazio post-comunista. Verrà presentato il cortometraggio di Odeta Çunaj “Il cielo è stupido” (2017) che utilizza il suono e le immagini per esplorare le differenze sociali che si sono costituite nell’Albania post-socialista e per capire l’impatto che questo processo ha avuto nello stato d’animo delle persone. Il film del celebre regista finlandese Aki Kaurismaki “La vie bohème/ Vita da bohème” (1992) che vi proponiamo contiene una delle prime rappresentazioni di personaggi albanesi realizzati dal cinema occidentale dopo la fine della dittatura comunista. Subito dopo il dibattito previsto nella serata, verrà proiettata l’opera della regista Luana Bajrami Luaneshat e kodres/ Le leonesse della collina (2021), che racconta la storia di un gruppo di ragazze che cercano di fuggire dalla provincia”.
Sabato 11 giugno si parlerà “del suono come mezzo di propaganda, sottomissione e ribellione. Apriremo la serata con il documentario “Nëpër Algjeri dhe Marok/ Viaggio in Algeria e in Marocco” (1963) girato durante la tournée della troupe folcloristica albanese nei due Paesi dell’Africa del Nord. Il film rimarca la funzione della musica e dell’arte popolare come elementi di lotta contro l’imperialismo e di unità tra i popoli decolonizzati”.
Seguirà il documentario “Pavioni shqiptar në Bari/ Il padiglione albanese a Bari” di Dhimitër Lala (1972) che “racconta la partecipazione dell’Albania nella Fiera del Levante e l’interesse che suscita presso gli italiani. Il tema delle relazioni italo-albanesi costituisce l’oggetto principale del film “Ansambli ynë në Itali/ Il nostro gruppo folclorico in Italia (1979)” che proietteremo subito dopo. Il viaggio e le performance degli artisti divennero un’occasione per promuovere la cultura nazionale e per fare propaganda politica a favore del socialismo e del leader Enver Hoxha tra gli italiani e le comunità arbëresh. A chiudere la serata ci sarà “Skëterrë 43’/ Inferno 43′” di Rikard Ljarja (1980), un’opera ambientata dei campi di concentramento fascisti in Albania. Il film utilizza il suono e in particolare la voce per rimarcare le divisioni gerarchie e la dimensione coercitiva che alimentava la visione fascista del mondo”.
Infine, nella quarta e ultima serata del festival “si parlerà di miti di grandezza, di emarginazione e di razzismo. Il cortometraggio “Architecture of Sadness/ Architettura della tristezza (2012)” decostruisce le narrazioni della storia albanese mostrando il rapporto di continuità che caratterizza le relazioni sociali dei diversi regimi politici che si sono susseguiti dal medioevo fino a oggi. Le opere Tirana 96’ di Gjergj Xhuvani (1996) e Ivi Tirana Punk di Joni Shanaj (2000) raccontano l’ambiente sociale e i personaggi della capitale albanese tra fine anni 80 e 90 dando spazio a voci e persone che sono state soppresse sia dal regime comunista e sia da quello democratico-liberale che è venuto dopo. Il festival si chiuderà con Zgjoi/L’Alveare (2021), una produzione di grande successo internazionale. La pellicola racconta le sfide economiche, culturali e psicologiche affrontate da una donna che deve mantenere la famiglia dopo la scomparsa del marito durante la guerra in Kosovo”.
Le quattro giornate di proiezione saranno accompagnate da incontri con studiosi, cineasti, artisti e attivisti per discutere di storia e attualità prendendo spunto dai film in programmazione. I quattro incontri con gli ospiti saranno trasmessi dal vivo anche sui canali Facebook della rassegna.
Il progetto, promosso da Roma Culture, è vincitore dell’Avviso pubblico Estate Romana 2020-2021-2022 curato dal Dipartimento Attività Culturali ed è realizzato in collaborazione con SIAE e grazie al supporto tecnico dell’Archivio Centrale di Stato del Cinema d’Albania, il Centro Nazionale della Cinematografia Albanese, il Ministero della Cultura Albanese; la collaborazione della CSC-Cineteca Nazionale, l’Istituto Luce – Cinecittà; e il patrocinio dell’Ambasciata della Repubblica d’Albania in Italia. Ingresso gratuito fino a esaurimento posti.