Karlsruhe (NEV), 6 settembre 2022 – “Affermare la pienezza di vita” è il tema che ha caratterizzato la giornata di ieri, 5 settembre, alla XI Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) Un tema che può essere declinato in molto modi e da diversi punti di vista, compreso quello della disabilità.
Questa in corso a Karlsruhe in Germania (31 agosto – 8 settembre 2022), è un’Assemblea senza barriere, fisiche o mentali, in cui la presenza di persone diversamente abili non suscita né imbarazzi né limiti alla partecipazione. Persone con disabilità sono presenti tra i partecipanti, tra gli oratori e anche tra gli artisti che eseguono performance teatrali, musicali e anche esibizioni di danza com’è il caso di Fadi El Halabi che si è esibito insieme Karen Abou Nader (vedi foto sopra). Inoltre, ogni intervento in plenaria è tradotto su grandi schermi nella lingua dei segni.

“Non è sempre stato così”, chiarisce un pastore dell’area caraibica in uno degli Home Groups, i gruppi di circa 20/30 partecipanti che si ritrovano ogni giorno, dopo la plenaria del mattino, per condividere impressioni e pensieri sui temi discussi. “Nel 1998 all’Assemblea CEC di Harare, in Zimbabwe, tra i delegati c’erano 12 persone diversamente abili e nessuno era preparato ad accoglierle. Ci sono voluti 20 anni perché le cose cambiassero e si organizzasse un’assemblea che davvero tiene conto delle esigenze di tutti”.
Il testo biblico della giornata, Giovanni 9, ha suscitato ulteriori riflessioni nell’Home Group. Nel racconto evangelico, quando i discepoli di Gesù si imbattono in un uomo nato cieco chiedono al loro Maestro: “Chi ha peccato, lui o i suoi genitori, per essere così?” “Quella dei discepoli è la domanda sbagliata – spiega un giovane pastore anglicano paraplegico -. Una domanda che dà per scontato un errore, una colpa, un peccato: cerca un colpevole per spiegare la situazione di disabilità in cui l’uomo si trova”.
Gesù però dà la risposta giusta a una domanda sbagliata: “Né lui ha peccato, né i suoi genitori; ma è così, affinché le opere di Dio siano manifestate in lui”. “Questa risposta di Gesù – continua il giovane pastore – mi ha permesso di formulare la giusta domanda su me stesso e su chiunque altro: in che modo, con la mia disabilità, l’opera di Dio può manifestarsi in me?”
La gloria di Dio però non si manifesta in un miracolo di guarigione, bensì in uno di inclusione. “Ci sono tante persone che sono disposte a pregare perché una persona ‘guarisca’. Ma la disabilità è qui per rimanere! L’opera di Dio è mostrare la strada di ognuno in questo mondo, far sentire chiunque non dal lato del problema, ma dal lato della soluzione. Affermare la pienezza di vita è far parte di un mondo che dà anche alle persone disabili la possibilità di contribuire al bene comune”.

E’ ciò che hanno affermato i partecipanti alla pre-Assemblea delle persone diversamente abili, tenutasi a Karlsruhe nei giorni immediatamente precedenti l’Assemblea. La pre-Assemblea, attraverso la Rete ecumenica per i diritti delle persone diversamente abili (EDAN) ha sottolineato come “le persone diversamente abili siano portatrici di doni elargiti da Dio e riaffermato l’importanza che questi doni siano resi disponibili per l’intero Corpo di Cristo”, la chiesa.
“L’amore di Cristo è inclusivo e non lascia indietro nessuna persona. Le barriere architettoniche e mentali impoveriscono le chiese , perché se escludi qualcuno è l’intero Corpo di Cristo a risultarne menomato”.