Roma (NEV), 30 novembre 2024 – Dal 25 novembre (Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne) al 10 dicembre 2024 (Giornata mondiale dei diritti umani), l’Agenzia NEV pubblica a puntate, una pagina al giorno, i contributi del Quaderno della Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI) “16 giorni per vincere la violenza”.
Tutte le puntate: 16 giorni contro la violenza sulle donne 2024 Archivi – Nev
Qui di seguito, la riflessione della FDEI. Il commento biblico è a cura di Maria Elena Lacquaniti e di Eric Luzzetti.
Stare con il corpo nella scienza e nel lavoro
Non è facile stare con corpo di donna nei luoghi di dominio del corpo maschile. Lo sapeva Ipazia, astronoma e filosofa uccisa nel V secolo da cristiani esaltati fomentati dal patriarca Cirillo. Lo sapevano le scienziate accusate di stregoneria, quelle che usarono il silenzio per difendersi, quelle scippate dei risultati del loro lavoro da colleghi maschi. Oggi, dopo 50 anni, sappiamo che Rosalind Franklin scoprì la struttura del DNA, ma non riuscì a impedire che altri ne prendessero il merito vincendo il Nobel al posto suo. Lidia Poët, valdese, per anni praticò la professione forense all’ombra del fratello. Solo a 65 anni riuscì a entrare, prima in Italia, nell’Ordine Avvocati. Oggi, una ricercatrice che va in pensione fa questo appello: “Qui entriamo in gioco noi, scienziate femministe o transfemministe consapevoli che la vera differenza non sta nelle pance ma nei nostri cervelli, irriducibilmente diversi da quelli maschili. Vogliamo davvero esaurire le energie per competere con i maschi nella corsa truccata delle carriere dentro istituzioni patriarcali? O è ora di uscire dai laboratori per riunirci, fare rete, diffondere conoscenze, denunciare la connivenza delle istituzioni scientifiche, allearci ai movimenti giovanili come Fridays For Future, per mettere le nostre competenze al servizio di giustizia e pace?”.
VERSETTO
Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, cominciando dagli ultimi fino ai primi. (Matteo 20,8)
COMMENTO. LO SCOIATTOLO
Le anziane la chiamavano lo scoiattolo per come il suo corpo esile sfidava i rami degli ulivi secolari di Calabria, scuotendone le fronde fino a lasciarle nude, mentre altre donne in basso riempivano cassette per il frantoio. Dopo pranzo, un pezzo di pane e qualche fico, Maria magra e stremata cantava all’ombra degli ulivi. Sabato pomeriggio erano tutte in fila davanti al padrone per la paga e quando arrivò il suo turno lo scoiattolo ne ebbe la metà. “Hai cantato per metà giornata e metà sia la tua paga”, le dice il colono. Maria è mortificata e vorrebbe ribattere quando sente un vociare improvviso. Le donne si fanno avanti, la scansano, quasi la ingoiano con i loro corpi sformati dai parti, inveendo e minacciando il padrone di non presentarsi più ai campi, sfidando la volontà di padri e mariti se a Maria non è riconosciuta l’intera paga.
Non sappiamo se l’uomo fu colpito da quella ribellione tutta femminile o se abbia effettivamente compreso il rischio corso ogni ora da quella ragazzina, ma è certo che oggi abbiamo un urgente bisogno di manifestazioni di solidarietà come questa, di stringerci attorno alle nuove lavoratrici dell’ultima ora, rappresentate da madri sole con figli, figlie che hanno in cura genitori, donne scappate da terre in guerra o portatrici di handicap. A tutte loro troppo spesso è offerto solo lavoro senza diritti, tutele, garanzie. Un tritacarne le ingoia restituendo una poltiglia di vite dalle dignità violate, invischiate nel bisogno di lavoro. A volte invece dal tritacarne escono solo pezzi senza più vita, un braccio, un frammento di volto, un piede o l’ultimo grido.
PREGHIERA
Signore, aiutaci a essere come quelle donne che hanno difeso una lavoratrice che il colono voleva emarginare. Donaci il coraggio cristiano di riconoscere le lavoratrici ai margini e pretendere per loro diritti e tutele che le salvino dal tritacarne e le sollevino dall’invisibilità.
DOMANDA per discutere
La scienza e il lavoro hanno un corpo maschile?