Roma (NEV), 16 dicembre 2024 – Quest’anno la Commissione delle chiese per i migranti in Europa (CCME) ha festeggiato il suo sessantesimo anniversario. Per celebrare questa tappa, CCME ha pubblicato un opuscolo che ripercorre sessant’anni di advocacy e solidarietà, scaricabile al seguente link: Celebrating 60 Years of Advocacy and Solidarity | Churches Commission for Migrants in Europe. La scorsa settimana, circa sessanta rappresentanti delle chiese membro e delle associazioni ecclesiali, insieme ad alcuni partner, si sono riuniti presso l’Evangelische Akademie Frankfurt per tre giorni di celebrazione e riflessione sul passato, presente e futuro del CCME. Fiona Kendall, moderatora della CCME, era presente e racconta dell’evento in questo contributo:
di Fiona Kendall – La storia del CCME è indissolubilmente legata a quella del Consiglio Ecumenico delle Chiese (“WCC”) e della Conferenza delle Chiese Europee (“CEC”), entrambi rappresentati all’evento. Nel suo discorso su “La dignità umana e i diritti umani come motivi centrali per il lavoro della Chiesa su asilo e migrazione”, il moderatore del Comitato Centrale del WCC, il vescovo Dr Heinrich Bedford-Strohm, ha esortato le chiese a resistere ai tentativi altrui di distruggere la loro narrativa di speranza e azione, evidenziata in molteplici iniziative su piccola e larga scala. Parafrasando Max Weber, ha invitato i delegati a riflettere sul “regno della nostra responsabilità”. Mentre i populisti potrebbero sostenere che essa si fermi al confine dello Stato nazionale – o dell’Europa stessa –, la nostra responsabilità si estende, in realtà, verso ogni essere umano.
Durante i panel sono state condivise prospettive diverse: casi di studio da sei Paesi membri hanno stimolato dibattiti su questioni attuali e future, mentre leader ecclesiali e attivisti con un background migratorio hanno discusso di come i rifugiati e i migranti possano passare, nel contesto delle chiese europee, da oggetti a soggetti. Il Segretario Generale Torsten Moritz ha affrontato il tema dello “sfatare i miti”, mentre interventi accademici hanno arricchito un vivace dibattito su un nuovo approccio alle politiche di asilo e migrazione.
La forza del CCME risiede, in parte, nelle relazioni tra i suoi membri, e i delegati hanno accolto con entusiasmo l’opportunità di trascorrere del tempo insieme. I presenti sono stati inoltre profondamente toccati nel vedere un’intervista registrata all’inizio dell’anno con il defunto Boudewijn Sjollema, Segretario per i Rifugiati e la Migrazione del WCC dal 1957 al 1961, il cui lavoro ha portato direttamente alla fondazione del CCME, inizialmente Comitato delle Chiese per i Lavoratori Migranti nell’Europa Occidentale. Boudewijn, che sperava di partecipare alle celebrazioni, è purtroppo scomparso a settembre all’età di 96 anni. La sua passione e il suo impegno sono ancora vivi.
Nel mio discorso ai delegati, ho ricordato il rinnovato impegno del CCME per un’Europa che protegga le persone più che i confini: “Nel contesto odierno, questa visione è forse più vitale – e tuttavia più irraggiungibile – che mai. Nel contesto europeo, l’inclinazione verso destra e la crescente riluttanza della società a riconoscere la supremazia dei diritti umani sugli interessi nazionali, insieme alla disinformazione incontrollata e all’uso di linguaggi ostili, rendono la realizzazione di questa visione straordinariamente ambiziosa. Per questo motivo, sfruttare la nostra rete, le nostre conoscenze e il nostro impegno collettivo è ancora più importante. Il CCME è un mezzo attraverso il quale questa visione può essere articolata e rafforzata, ma solo se esistono la volontà collettiva – e, naturalmente, i finanziamenti – per farlo”.
Affermando la capacità del CCME di svolgere una funzione di advocacy per tutti i suoi membri, Kendall ha sottolineato il potenziale di ogni denominazione e associazione membro di contribuire a questa visione condivisa. “Come cristiani, il modo in cui trattiamo il nostro prossimo (che noi preferiamo chiamare “vicino”) è al centro del nostro testimoniare la fede. Come altri oratori hanno confermato questa settimana, dimostra la nostra capacità di amare, come Dio ama noi. Siamo abituati a inquadrare il nostro approccio alla vita in questi termini e, anzi, ad incoraggiare gli altri a fare lo stesso. Non è, quindi, un passo radicale applicare questa stessa logica alla sfera della migrazione. Alcuni potrebbero preferire che il lavoro tecnico di lobbying sia lasciato al CCME o ad altri con le capacità professionali o vocazionali per farlo; altri potrebbero sentirsi completamente a loro agio con ciò. Non importa. Ciò che conta è che, quali che siano i nostri punti di forza, come chiese e organizzazioni ecclesiali, possiamo insegnare e agire in modo da affermare il valore del nostro prossimo anche – o forse soprattutto – nel contesto della migrazione”.
I momenti salienti dell’incontro di Francoforte possono essere visualizzati qui: CCME at 60: Highlights from the Celebration | Churches Commission for Migrants in Europe.