Il tempo della salvezza

Dipinto di Hanna Varghese, 'God is with us'

Roma (NEV), 27 dicembre 2024 – Pubblichiamo la predicazione di Natale andata in onda al Culto evangelico dello scorso mercoledì 25 dicembre. Il predicatore è il pastore battista Raffaele Volpe; il testo biblico, 2 Corinzi 6: 1-2.


Come collaboratori di Dio, vi esortiamo a non ricevere la grazia di Dio invano; 2 poiché egli dice: ‘Ti ho esaudito nel tempo favorevole, e ti ho soccorso nel giorno della salvezza’. Eccolo ora il tempo favorevole; eccolo ora il giorno della salvezza!“, (2 Corinzi 6: 1-2).

Vorrei dedicare questo Natale a tutti e a tutte coloro che si sentono abbandonati. Hanno gridato, ma nessuno li ha soccorsi. Vorrei dedicare questo Natale a tutte e a tutti coloro che si sono sentiti sbeffeggiati, crudelmente presi in giro. Vorrei dedicare questo Natale a tutti e a tutte coloro che hanno sentito le loro ossa slegarsi, il loro cuore sciogliersi come cera. A tutte e a tutti coloro che hanno perduto il loro vigore e, nelle mani dei loro carnefici, hanno subito ogni genere di violenza.

Vorrei dedicare questo Natale a chi oggi non festeggerà il Natale. A chi è in lutto. A chi non ha abbastanza soldi per arrivare alla fine del mese. A chi è senza una casa. A chi è in prigione. A chi è in un letto di ospedale. A chi emigra, a chi fugge, ai profughi e alle profughe. A chi è vittima di una guerra. Ai bambini e alle bambine che non hanno un numero civico a cui Babbo Natale possa lasciare i suoi regali.

Vorrei dedicare questo Natale agli anziani e alle anziane che sono da soli in casa. Vorrei dedicare questo Natale agli operai e alle operaie che in questo momento occupano la loro fabbrica per difendere il diritto al lavoro. Vorrei dedicare questo Natale alle giovani donne che tornano a casa la sera e hanno paura. Vorrei dedicare questo Natale agli immigrati che vivono in Italia, frequentano le nostre chiese, lavorano nelle nostre fabbriche e sono lontani dalle loro famiglie proprio oggi che è Natale.

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Il pastore Raffaele Volpe

Buon Natale. Anche se non vi sembrerà così buono. Ma, in fin dei conti, anche quel Natale di duemila anni fa, non fu per il bambino Gesù un buon Natale. Non doveva essere comoda quella mangiatoia, per quanto si sia cercato poi nella lunga tradizione di renderla quasi una reggia.

Maria era sciupata, stanca e le sue mani erano infreddolite, non era una superwoman. Giuseppe aveva il volto segnato dalla paura. Quando si è perseguitati, la paura cambia i lineamenti del volto. E poi non c’era molto da mangiare. E bisognava scappare. Scappare e basta. Scappare il più lontano possibile. Non lasciare tracce dietro di sé.

I magi, i pastori e la cometa, certo, furono quei gesti di compassione che Dio prova per gli ultimi della terra e che provò anche per suo Figlio. E, dunque, se oggi per voi non è un buon Natale, vorrei che vi giungesse e vi toccasse la compassione di Dio. E perdonatemi se con le mie parole non riuscirò a dire quanto sia reale questa compassione di Dio.

Eppure, è una compassione così reale che Dio stesso viene all’essere umano in quel bambino nella mangiatoia. Lì, in quel corpo indifeso, Dio si unisce a noi. Lì sancisce un patto, un’alleanza, un impegno con noi. Non sarà buono il tuo Natale, ma Dio ha un impegno con te. Vuole stare dalla tua parte, sancire con te un’alleanza. Lo so, è difficile in questi tempi di troppe parole vuote, cogliere fino in fondo la grandiosità di quest’unica parola: Dio era un essere umano in quel piccolo bambino. E questo fu il grande miracolo. Questo è ancora per noi oggi il grande miracolo: l’amore di Dio che ci vince e ci salva.

Dietrich Bonhoeffer diceva che ci sono solo due luoghi in cui i forti e i grandi di questo mondo perdono il loro coraggio, in cui sono spaventati nel più profondo della loro anima, da cui rifuggono pieni di paura: sono la mangiatoia e la croce. E in base alla funzione inversa, i deboli e i piccoli di questo mondo trovano presso la mangiatoia e la croce il loro coraggio. Trovano un’audacia che avevano smarrito. Sentono venir meno la loro paura.

Presso la mangiatoia e presso la croce. Sono due luoghi in cui Dio si è mostrato debole. Di una debolezza che è la vera forza dell’amore di Dio: la sua compassione. Non ci sarà più alcun bambino sulla terra nato nella miseria che non avrà accanto a sé il bambino nella mangiatoia. Non ci sarà più alcun innocente sulla terra giustiziato ingiustamente che non avrà accanto a sé il crocifisso.

Ma la compassione di Dio non vuole solo accarezzarti e consolarti. E credimi, non è poco! La compassione di Dio è rivoluzionaria perché trasforma ciò che tocca. E ora vuole trasformare anche te, anche me, anche noi. E vuole farlo ora, in questo momento. Sì, ha ragione Paolo, è ora il tempo favorevole, è ora il tempo della salvezza.

È ora per noi il tempo di accostarci alla mangiatoia. Non è necessario farlo con salti di gioia. Può darsi che i nostri passi siano appesantiti da molte afflizioni. Tuttavia, è ora il tempo favorevole. È ora il tempo di scoprire che nella mangiatoia non c’è un bimbo qualunque, ma Dio stesso, il Signore e il Creatore di ogni cosa.

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È ora il tempo della salvezza, ed è sufficiente accostarci alla mangiatoia così come siamo. Non è richiesto un invito speciale, un abito speciale, un titolo speciale. È nel magazzino della mangiatoia che si trova l’abito della festa. È nel magazzino della grazia di Dio che si ritirano gratuitamente i doni che hanno in sé il potere di trasformarci.

Il primo dono è quello dello zelo necessario che ci rende generosi anche quando non abbiamo nulla da dare agli altri se non noi stessi, un nostro sguardo. Null’altro che quella stessa parola di incoraggiamento che abbiamo ricevuto da Dio.

Il secondo dono è lo stretto necessario per restare fedeli nella vita, fedeli alla speranza, fedeli alla più piccola briciola di allegria. Fedeli a quel che Dio vorrà mettere dentro di noi.

Il terzo dono è la pace. Una pace che ha il potere di farci sentire in pace anche con quel che ci manca, che non abbiamo, che abbiamo perso. In pace perché la vita è anche un continuo venire a mancare di tante cose. Eppure, questa pace ci fa recitare: “il Signore è il mio pastore, nulla mi mancherà“.

Il quarto dono è sentirci graditi a Dio anche quando ci sentiamo incapaci. Accettati da Dio, quando ci sentiamo inaccettabili. Amati, quando sentiamo di non meritare l’amore. Diceva un poeta: «[…] presso di te sono le mie viscere e la mia gioia, non allontanare da me le tue tenerezze, Signore, non prendermi la tua dolcezza».

Buon Natale, chiunque tu sia che stai ora ascoltando. Buon Natale, anche se non è un giorno buono per te. Buon Natale, perché è ora il tempo favorevole ed è ora il tempo della salvezza. Lascia che sia Dio a trasformarti con la sua compassione. Anche a testa china si può giungere fino alla mangiatoia. Buon Natale.