
Roma (NEV), 17 aprile 2025 – Il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) ha raccolto la testimonianza della direttrice dell’ospedale Al Ahli Arab di Gaza, Suhaila Tarazi.
È l’ospedale colpito dai bombardamenti la scorsa domenica delle Palme ed è l’unico a gestione cristiana nella Striscia. Nonostante le devastazioni e la cronica carenza di medicinali e mezzi, esso continua ad operare con 110 tra medici, infermieri e volontari, mantenendo attive le sale operatorie, l’unità di terapia intensiva e i pochi letti rimasti.
“La nostra fede ci insegna che dopo una notte buia ci sarà sempre un altro domani splendente” ha affermato Tarazi, condividendo il suo messaggio pasquale durante la Settimana Santa. La struttura da lei diretta accoglie attualmente circa 20.000 pazienti al mese, distribuiti tra ciò che resta dell’edificio principale e diverse sedi improvvisate. “A causa dell’escalation di violenza e dell’altissimo numero di feriti, siamo diventati l’ospedale principale per il trattamento dei traumi”.
Lo scorso 13 aprile, Domenica delle Palme, l’ospedale ha ricevuto un avviso di evacuazione appena venti minuti prima di un bombardamento che ha colpito il laboratorio, l’unità di emergenza, la farmacia e il reparto ambulatoriale.
“Abbiamo dovuto evacuare i pazienti, e purtroppo un bambino è morto: aveva bisogno di ossigeno, ma doveva essere spostato. È stato un colpo durissimo per tutti noi”.
“Soffriamo per la mancanza di medicine, attrezzature e persino cibo. Le forniture umanitarie erano già scarse prima di questi ultimi attacchi – ha proseguito la direttrice, spiegando che la missione dell’ospedale continua –: Aiutiamo tutte le persone, senza distinzione di fede, genere o affiliazione politica. Vogliamo solo salvare vite”. Tarazi, nata a Gaza in una famiglia greco-ortodossa, sottolinea che “non esiste un luogo sicuro nella Striscia, neanche le chiese. È una situazione senza precedenti, anche per chi, come me, ha vissuto molti conflitti”.
Nonostante l’ospedale sia diventato “un luogo di tombe, e non più di giardini”, la direttrice rinnova l’impegno e chiede la fine della guerra: “Per il bene dei palestinesi, per il bene dei nostri fratelli e sorelle in Israele. In fondo, siamo tutti figli di Dio, che siamo ebrei, cristiani o musulmani. La cosa più importante per tutti noi è che possiamo vivere in pace e dignità.”
In questa Settimana Santa, scrive il CEC, Gaza porta una croce molto pesante.
“Ma siamo pieni di speranza che, in Gesù, ci sia una via, o un miracolo, che possa mettere fine a questa sofferenza – ha detto ancora Tarazi –. La nostra visione per Gaza è di mantenere una testimonianza viva della presenza cristiana, continuare a curare le ferite, ad asciugare ogni lacrima, a restituire il sorriso ai bambini.”
Ci sarà un altro domani, insiste. “E questo è ciò che la nostra fede cristiana ci insegna: dopo ogni notte buia, ci sarà sempre un altro domani splendente. Possiamo continuare la nostra missione di guarigione, la nostra missione di riconciliazione, la nostra missione di pace.”
Il suo appello finale è rivolto a tutte le persone di buona volontà: “Pregate per la pace a Gaza e nel mondo. Pregate per chi ha perso i propri cari, da entrambe le parti. E pregate perché Dio ci dia il coraggio di portare avanti questa missione”.
All’indomani dell’attacco della domenica delle palme, la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), che ha sostenuto l’ospedale con il progetto “Fermiamo l’odio, aiutiamo i costruttori di pace”, ha reagito così: Domenica delle palme non può essere una domenica delle bombe
Altre reazioni sono giunte anche dall’UCEBI e dalla CELI:
L’UCEBI condanna l’attacco all’ospedale di Gaza
Chiesa Evangelica Luterana condanna attacco all’ospedale Al-Ahli a Gaza