Roma (NEV), 14 maggio 2025 – Si è tenuta ad Assisi, dal 5 al 7 maggio scorsi, la seconda Conferenza ecumenica internazionale sulla Festa del Creato. Oltre sessanta partecipanti in presenza, riuniti presso il centro “La cittadella”, e molti altri connessi online dai cinque continenti, hanno fatto dei significativi passi in avanti per la costituzione di una Giornata del creato osservata da tutte le chiese cristiane del mondo.
“Se il cammino di Assisi proseguisse e raggiungesse il suo scopo, poterebbe diventare una pietra miliare della cristianità intera”, ha detto il vescovo luterano Heinrich Bedford-Strohm moderatore del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), nel suo saluto al Convegno.
“Oggi già esiste il ‘Tempo per il Creato’ – ha spiegato Tomas Insua, direttore esecutivo del Movimento “Laudato Si’”, organizzatore dell’incontro -, un periodo liturgico ecumenico che molte chiese cristiane di ogni tradizione e in tutto il mondo osservano dal 1° settembre, nella tradizione ortodossa la Giornata del Creato, al 4 ottobre, festività di san Francesco, di ogni anno, senza che però questo periodo rientri ufficialmente nell’anno liturgico delle diverse chiese”.
La proposta di Assisi è che si definisca un giorno comune per la Festa del Creato da inserire nelle liturgie ufficiali di tutte le chiese cristiane. “Questo è il nostro sogno che avrebbe un fortissimo impatto ecumenico: l’istituzione da parte di tutti i cristiani di una nuova festa”, ha aggiunto Insua.

La partecipazione altamente qualificata al Convegno – che ha visto quali co-organizzatori Il CEC, la Comunione anglicana, la Federazione luterana mondiale (FLM), la Comunione mondiale delle chiese riformate (CMCR), il Consiglio metodista mondiale (WMC)e il Consiglio delle chiese del Medio Oriente; erano inoltre presenti numerosi esponenti di Conferenze episcopali cattoliche latinoamericane e asiatiche – ha permesso di individuare una data: il 1° settembre che è la Giornata del Creato nella tradizione greco-ortodossa, con la libertà di spostare la festa la prima domenica di settembre a seconda delle necessità locali.
Se il contenuto della Festa non è divisivo, ma, anzi, mette insieme le preoccupazioni dei cristiani che considerano la crisi ambientale anche una crisi spirituale, inserire una nuova Festa nel calendario liturgico ufficiale di una chiesa può richiedere un iter complesso. Per la chiesa cattolica romana, per esempio, coinvolge il Dicastero per il culto divino e implica una sostanziale omogeneità con la struttura dell’anno liturgico.

“Nelle chiese ortodosse il 1° settembre è l’inizio dell’anno liturgico, quindi la creazione viene intesa come ‘inizio’ – spiega il teologo Simone Morandini, intervenuto all’evento -. Nella chiesa cattolica l’anno liturgico inizia con l’Avvento, quindi la Festa di cui stiamo discutendo dovrà avere una maggiore enfasi sul sostegno continuo del creatore alla sua creazione”.
Allo stesso modo, è stata evidenziata la necessità di collegare la futura Festa del Creato alla dimensione trinitaria. Per questo, il Convegno ha voluto riflettere sui 1700 anni del Concilio di Nicea a cui è stato dato spazio soprattutto nella prima giornata di lavori. E’ stato inoltre sottolineato come a tutti gli articoli del Credo niceno corrispondano delle festività, questo però, fino ad oggi, almeno nella cristianità occidentale, non è avvenuto per il primo articolo, quello dedicato al Creatore.
Oltre le riunioni in plenaria, il programma ha visto degli incontri di approfondimento, tra questi uno dedicato al rapporto tra “Predicazione e Festa della Creazione”, a cui è intervenuto il pastore Luca Baratto, segretario esecutivo della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) e curatore del programma di RAI Radio1 “Culto evangelico“. Baratto era presente alla Conferenza insieme a Antonio Fiorino, membro della Commissione Globalizzazione e ambiente della FCEI.
“L’approfondimento – ha riportato Baratto – ha sottolineato, tra l’altro, come predicare per la Festa del Creato implichi l’uso dell’intera Bibbia, Antico e Nuovo Testamento allo stesso modo; come i/le predicatori/trici possano attingere alla ricchezza dell’immaginario biblico del Creato; e ha sottolineato la necessità di dar maggior spazio alla dimensione femminile di Dio che, in quanto Creatore, è essenzialmente immaginato come uomo”.
per approfondire, leggi anche: Ecumenismo. Il mondo bussa alle nostre porte, noi che facciamo? – Riforma.it