Roma (NEV), 13 giugno 2025 – Sabato 14 giugno il presidente americano Donald Trump compie 79 anni. A Washington è prevista la grande parata militare per festeggiare i 250 anni dell’esercito degli Stati Uniti d’America. Nello stesso giorno, in tutto il Paese, si stanno organizzando marce di protesta con il motto “No kings”.
“I presidenti non sono re”, “No dittatori negli USA”. Sono alcuni degli slogan che si possono leggere sui cartelli di manifestanti che, già nelle scorse settimane, hanno espresso il loro fermo dissenso a seguito della caccia ai migranti, avvenuta anche in scuole e chiese, per l’ordine di espulsione voluto dallo stesso Trump.
Scontri, arresti, rivolte
Stanno destando preoccupazione le misure adottate dal presidente Trump, in particolare la deportazione di immigrati senza documenti, spesso persone di colore, e la repressione delle proteste. Si potrebbe dire che un profondo scisma politico e religioso sta attraversando gli Stati Uniti. I disordini si stanno sviluppando in diversi Stati.
A Los Angeles Trump ha dispiegato 4000 soldati della Guardia Nazionale e 700 marines nella città, senza consultare né il governatore della California, Gavin Newsom, né la sindaca Karen Bass, in violazione del principio costituzionale dei diritti degli Stati. Principio che i Repubblicani affermano di difendere, ma che in questo caso è stato ignorato. Poco fa, è stata battuta la notizia che Donald Trump può mantenere la Guardia Nazionale schierata in California in risposta alle proteste: “Lo ha deciso la corte d’appello del nono circuito sospendendo la precedente decisione del giudice Charles Breyer che aveva ordinato al presidente di restituire il controllo delle truppe al governatore” (Rainews).
I precedenti
Nel 1957, il presidente Eisenhower inviò truppe in Arkansas per garantire la desegregazione scolastica. Altri interventi della Guardia Nazionale in California ci furono all’epoca del movimento di protesta studentesco Free Speech, negli anni ’60, e durante le rivolte del 1992 (a seguito dell’assoluzione di 4 poliziotti che avevano picchiato e ucciso l’automobilista afroamericano Rodney King scatenando la rabbia della comunità nera della città. Morirono 53 persone).
In quelle occasioni, tuttavia, l’intervento era stato richiesto dalle autorità statali, a differenza dell’attuale dispiegamento, rifiutato apertamente dal governatore. Newsom ha detto: “La democrazia è sotto attacco“. La presenza militare ha aumentato le tensioni, portando a disordini e arresti che forse, lasciando operare la polizia locale, si sarebbero potuti evitare.
Agenda della supremazia?
Nel frattempo, lo scorso maggio, Trump ha accolto 49 sudafricani bianchi (afrikaner) come rifugiati, nonostante non avessero chiesto asilo. Si pianifica di accoglierne altri, garantendo loro un rapido accesso alla cittadinanza. Questo doppio standard — deportazione di immigrati latinoamericani e accoglienza privilegiata per bianchi sudafricani — rafforza l’impressione che l’agenda politica repubblicana sia guidata da logiche di potere, denaro e supremazia bianca.
Mentre i Repubblicani temono una “invasione” da parte delle minoranze, i Democratici temono una deriva autoritaria e la perdita di libertà fondamentali, come la libertà di parola, di espressione e giusti processi.
La giornata di sabato 14 giugno si preannuncia particolarmente carica e simbolica per il Paese. Il panorama è quello dei corto circuiti, iniziati con la questione dazi, dei divieti di viaggio, delle deportazioni.
“Divieto di viaggio negli Stati Uniti: nuova retorica, stesso vecchio pregiudizio” scrive Bill Frelick, di Human Rights Watch, parlando di discriminazioni e abusi in atto.
L’illusione del sogno americano
Servirebbe una consapevolezza personale e collettiva. Fonti NEV raccontano che c’è davvero un ampio spettro di coscienza della situazione, anche nelle chiese, in base al grado di coinvolgimento diretto o indiretto su questi temi. Un pastore locale avrebbe detto ad agenti parcheggiati in un piazzale della chiesa che si trovavano in una “proprietà privata”, ricevendo per tutta risposta una frase il cui significato potrebbe essere riassunto così: “Siamo i padroni dell’intero Paese”. Se fosse confermato, si tratterebbe di un segnale di un drammatico scivolamento totalitario, che andrebbe a infrangere l’illusione del sogno americano. La chiesa americana, le chiese americane, possono essere complici, ignorare il problema o resistere. Certamente, esistono movimenti ecclesiali, all’interno dell’evangelismo protestante, impegnati sui temi dell’immigrazione (da una prospettiva cristiana) da decenni.
Ad esempio, il pastore e attivista William Barber, presidente di Breach Repairers e co-presidente della campagna @unitethepoor/#PoorPeoplesCampaign, ha già dichiarato che parteciperà alle mobilitazioni. “No one can be a king unless we bow” (nessuno può essere re, se non ci inchiniamo) ha scritto sul suo profilo X.
No one can be a king unless we bow. #NoKings https://t.co/T2mGX8Solr pic.twitter.com/ZL4Lfp3StV
— Rev. Dr. William J. Barber II (@RevDrBarber) June 13, 2025
Ho paura, ma vado lo stesso
“Ho paura, ma vado lo stesso”. Con queste parole, una donna di 66 anni che vive in Florida afferma di aver deciso di partecipare alle proteste, per difendere i diritti costituzionali minacciati dalle attuali politiche migratorie e repressive. Lo riporta Baptistnews.
How I’m preparing for No Kings Day – Baptist News Global
“Vado perché se gli agenti possono entrare nei negozi, nei quartieri, nei tribunali per allontanare e trattenere gli americani che sembrano immigrati senza documenti, senza un giusto processo, un mandato o anche solo il sospetto di un crimine specifico, allora nessuno di noi è al sicuro, anche se non sembriamo un potenziale immigrato. Se questa è la norma, e tutti noi rimaniamo in silenzio mentre uno stato di polizia si costruisce intorno a noi, cosa impedisce loro di deportare, arrestare o trattenere qualcuno di noi per motivi inventati? […] Ora è il momento di difendere i nostri diritti costituzionali, compreso il diritto a un giusto processo. […] Il mio manifesto dirà ‘Benignità al di sopra del caos’, riferito a 1 Corinzi 13:4.
Scriverò il mio nome completo sul palmo della mia mano sinistra e il nome e il numero di telefono di mio marito nel palmo della mia mano destra”.
Quest’ultimo dettaglio è dato perché la donna ha ascoltato, insieme a migliaia di altre persone, un corso di formazione dell’ACLU (American Civil Liberties Union – organizzazione indipendente di avvocati per la difesa dei diritti civili e le libertà individuali negli Stati Uniti). L’ACLU ha recentemente organizzato un briefing online sulle cose da fare per rimanere al sicuro. L’ICE (Immigration and Customs Enforcement), scrive la donna, arresterebbe infatti fino a 3000 persone al giorno, anche senza mandato o giusta causa.
Pastorale della resistenza
Affrontare i tempi difficili con una mappa spirituale di rinnovamento
Intanto, per “navigare” in questo periodo di incertezza, disordine e ansia, servirebbe una mappa psico-spirituale. Ed è proprio quello che si propone di creare il seminario-retreat previsto a luglio, proprio negli Stati Uniti, rivolto a pastori, pastore, attivisti/e e compagni di pellegrinaggio. “Uno spazio per riorganizzarci, riflettere, lamentarci e riorientarci verso ciò che è giusto, retto e sano per noi stessi e per le nostre comunità”, si legge nella presentazione del seminario, che sarà condotto dalla pastora Francesca Nuzzolese, attualmente professoressa di teologia pratica presso la Facoltà valdese di teologia a Roma. In precedenza docente di Formazione spirituale e cura pastorale presso il Palmer Theological Seminary (Filadelfia) e la Methodist School of Theology (Columbus), Nuzzolese è riconosciuta come esperta internazionale nella gestione del trauma e del lutto per i caregiver e fa parte del team di leadership internazionale dell’ICAP (International Christian Alliance on Prostitution) come direttrice spirituale. È anche terapista abilitata.
Per saperne di più, scarica il volantino: Navigating Hard Times Flyer