L’ecumenismo, uno stile di vita

Foto Laura Caffagnini

Roma (NEV), 8 agosto 2025 – Riceviamo e volentieri pubblichiamo il comunicato stampa finale relativo alla 61^ Sessione di formazione ecumenica del SAE (Segretariato per le attività ecumeniche). La Sessione di quest’anno si intitola “Da Nicea a oggi. Ecumenismo tra memoria e futuro”. Molte le presenze del mondo protestante, fra cui quelle della pastora Letizia Tomassone, del pastore Pawel Gajewski e del pastore Luca Maria Negro e dell’etnomusicologo Alberto Annarilli. Queste le denominazioni riformate presenti alla sessione: battiste, metodiste, valdesi, pentecostali e avventiste. Ed è stata proprio la tradizione avventista a essere rappresentanta per la Santa Cena, preparata con la condivisione, insieme al pane, del succo d’uva, perché la Chiesa avventista pratica l’astinenza dall’alcol.

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La 61a sessione di formazione ecumenica del Sae si è conclusa il 2 agosto nella Foresteria del Monastero di Camaldoli con il discorso della presidente Erica Sfredda, l’ultimo del suo mandato, che scade quest’anno insieme a quello del comitato esecutivo del quadriennio 2021-2025.

Mentre aveva proposto all’inizio della settimana il Salmo 150 «per ringraziare il Signore per avere la possibilità di stare insieme, studiare, cantare e vivere come una comunità», la predicatrice valdese ha proposto di concludere i lavori con un salmo, il 121, che testimonia la fede nel Dio creatore e custode. «E dunque anche noi possiamo affidarci a colui che ha fatto il cielo e la terra e possiamo partire con la stessa benedizione».

Nel tornare alle fatiche e alle gioie della quotidianità, ha ripreso, «porteremo con noi la ricchezza che tanti fratelli e sorelle hanno condiviso con noi, la loro sapienza e le loro competenze». La presidente ha citato il contributo del gruppo liturgico, che ha curato «con sapienza e amore» le preghiere, le celebrazioni e il canto, e la fecondità dei dibattiti che «sono stati tutti preziosi e ci hanno mostrato quante voci ci sono al nostro interno, quanta ricchezza abbiamo condiviso. Abbiamo percepito con molta chiarezza che siamo differenti per visioni, sensibilità, culture e fedi, ma abbiamo anche sentito che possiamo, e dunque dobbiamo, camminare insieme cercando il Signore».

Dei quattro anni alla guida del Sae insieme ai membri del comitato esecutivo – Francesca Del Corso, Livia Gavarini, Simone Morandini, Donatella Saroglia – la presidente ha detto: «Sono stati quattro anni magnifici di cui ringrazio il Signore. E la bellezza siete stati voi: le vostre telefonate, le vostre mail, la vostra presenza alle sessioni. Anche le discussioni sui punti di vista diversi, talvolta divergenti, sono state una ricchezza importante perché io credo, con Maria Vingiani, che l’ecumenismo sia prima di tutto uno stile di vita. Un approccio all’altra, all’altro, che tenga conto della presenza e della vita dell’altra e dell’altro. Questo è stato senz’altro un punto di riferimento importante in questi quattro anni di lavoro: abbiamo cercato di vivere ecumenicamente accostando allo studio anche la promozione di pratiche, abbiamo desiderato farvi sentire in una comunità in cammino che ha saputo affrontare insieme anche temi normalmente divisivi». La presidente ha rievocato anche l’apertura del dialogo non solo alle altre religioni ma anche alle altre culture, e l’impegno per coinvolgere i giovani nella vita dell’associazione. Infine, il reperimento di una sede solida e strutturata per l’archivio “Maria Vingiani”, che sarà allocato e ordinato al Cse in via Sambuco a Milano: «Perciò ringrazio il Centro studi educativi che ce lo ha permesso».

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