Roma (NEV), 20 agosto 2025 – La Federazione delle donne evangeliche in Italia (FDEI) interviene sul caso della giornalista Silvia Mari De Santis, condannata a pagare le spese legali per la sua inchiesta che ha indagato sulle violenze di genere, comprese le forme di “violenza secondaria” che possono consumarsi nelle aule dei tribunali e all’interno delle istituzioni.
“La FDEI – dichiara la presidente, pastora Mirella Manocchio – esprime piena solidarietà a Silvia Mari De Santis, che con coraggio ha denunciato non soltanto la gravità delle violenze subite da donne e minori, ma anche il rischio di reiterazione della violenza e di rivittimizzazione”.
L’inchiesta di Mari De Santis, secondo la presidente della FDEI, ha colpito nel segno: “Siamo accanto a questa giornalista non soltanto come donna e come professionista, ma anche perché riteniamo che quanto accaduto rappresenti un grave segnale di limitazione della libertà di stampa. Punire chi indaga su temi scomodi, che toccano direttamente il funzionamento delle istituzioni e le modalità con cui la politica affronta questioni così rilevanti, significa minare i fondamenti della democrazia”.
“Questo – aggiunge Manocchio – non dovrebbe accadere in un Paese europeo, nell’Italia del 2025. Eppure accade, e ci preoccupa profondamente. Siamo di fronte a un tentativo di colpire una giornalista attraverso pressioni psicologiche e strumenti normativi che finiscono per trasformarsi in nuove forme di violenza contro le donne e contro la libertà di espressione”.
La FDEI non si limita a una vicinanza formale. “Esprimiamo solidarietà alla giornalista e alla donna che ha avuto il coraggio di portare avanti questa inchiesta – conclude la presidente –. E vogliamo anche condividere i contenuti e le analisi emerse dal suo lavoro. Ci riconosciamo in gran parte nelle sue riflessioni e ribadiamo l’urgenza di mantenere alta l’attenzione sul tema della giustizia e per combattere gli abusi”.
Qui di seguito, il comunicato dell’Associazione D.i.Re – Donne in Rete contro la violenza
Esprimiamo piena solidarietà a Silvia Mari De Santis, vice caporedattrice dell’Agenzia Dire, condannata al risarcimento danni e alle spese legali per aver curato l’inchiesta “Mamme coraggio” sulla violenza maschile contro le donne, sulla vittimizzazione secondaria nei tribunali e sull’uso, da parte di CTU e sentenze, del teorema sconfessato dell’“alienazione parentale”.
Con rigore giornalistico, Silvia Mari ha dato voce a madri e bambini e bambine ignorati nei procedimenti civili e penali, ha fatto luce su un sistema che spesso non indaga la violenza e che, troppo spesso, punisce chi la denuncia.
Per questo lavoro – riconosciuto anche dalla Commissione d’inchiesta sul femminicidio della XVIII legislatura – oggi si trova sotto procedimento giudiziario e convocata dalla commissione disciplinare dell’Ordine dei Giornalisti, a seguito di un esposto di associazioni che negano la violenza maschile come fenomeno di genere.
Punire chi racconta la violenza significa colpire la libertà di stampa e il diritto delle donne a vedere riconosciuta la verità.
Per saperne di più
Leggi anche la Dichiarazione contro l’utilizzo nei tribunali italiani dell’alienazione parentale e del suo trattamento promossa dal Centro studi e ricerche ‘Protocollo Napoli’ insieme a un gruppo di studiosi e studiose a livello nazionale. Fonte: Protocollo Napoli – APS PSY-COM

























