Roma, 15 febbraio 2019 – (NEV CS/14) – Il 17 febbraio ricorre l’anniversario delle Lettere Patenti con cui il re Carlo Alberto, nel 1848, concesse i diritti civili ai suoi sudditi valdesi, fino ad allora confinati in una sorta di “ghetto alpino”. Poche settimane dopo gli stessi diritti furono concessi agli ebrei. Da allora per i valdesi e per gli evangelici tutti il 17 febbraio è un giorno di festa.
Da alcuni decenni la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) invita ad osservare questa ricorrenza come “Festa della Libertà”: “la libertà di tutti e non solo degli evangelici” precisa il pastore Luca Maria Negro, presidente della FCEI, che prosegue: “Una festa per ribadire la necessità di superare le normative di epoca fascista sui ‘culti ammessi’ e di approvare finalmente – a distanza di 51 anni dalla promulgazione della Costituzione repubblicana – una legge quadro sulla libertà religiosa, che garantisca i diritti di tutte le confessioni religiose, comprese quelle che non hanno sottoscritto un’Intesa con lo Stato”. “Si tratta infatti – prosegue il presidente FCEI – di una materia eccezionalmente importante e delicata per il presente e il futuro di una società sempre più pluralista anche sotto il profilo confessionale. Per questo l’Assise generale della FCEI, riunita tre mesi fa a Roma e Pomezia (16-18 novembre 2018), ha rilanciato la proposta di istituire il 17 febbraio come Giornata nazionale per la libertà di coscienza, di pensiero e di religione.”
Negro ha ricordato anche che l’Assise generale della FCEI “ha confermato il suo sostegno alle varie confessioni religiose che chiedono l’Intesa ai sensi dell’art. 8 della Costituzione e ha ribadito il suo impegno a vigilare e agire per contrastare norme locali e regionali tese a limitare l’esercizio della libertà religiosa”.
“Il nostro impegno come evangelici- ha concluso il presidente Negro – si colloca nel quadro di una convinta azione per la laicità dello Stato che non va intesa esclusivamente come distinzione o separazione tra le funzioni dello Stato e quelle delle confessioni religiose, ma come progetto di una società aperta e pluralista in grado di riconoscere e valorizzare le sue diverse componenti”.