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Un istituto ecumenico, segno profetico di dialogo in Marocco

Conosciamo meglio la scuola di formazione religiosa Al Mowafaqa a Rabat, citata dal pontefice quale esempio di ecumenismo, un unicum nel panorama africano

Di
Agenzia NEV
-
1 Aprile 2019
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    Roma (NEV/Riforma.it), 1 aprile 2019 – “Un segno profetico”: così ieri papa Bergoglio in visita in Marocco ha definito l’Istituto di formazione teologica Al Mowafaqa (L’Incontro) di Rabat, che rappresenta un unicum nel continente africano in quanto creato grazie ad un’azione congiunta cattolica e protestante al fine di promuovere il dialogo e l’ecumenismo, in relazione soprattutto con la religione dominante nella regione, l’Islam.

    Nata nel 2012 la scuola ha formato negli anni circa 400 studenti alla cultura del dialogo interreligioso, e ne accoglie al momento 40, equamente divisi fra cattolici e protestanti, quasi tutti africani, ma non mancano giovani di provenienza europea.

    I professori che si sono alternati alla cattedra in questi 6 anni sono circa ottanta, anch’essi di provenienza sia africana che europea. Dirige l’istituto attualmente il pastore luterano Jean Koulagna, camerunense, dopo i 6 anni di guida del pastore riformato francese Bernard Coyault.

    Il progetto è sostenuto fra gli altri dal Servizio protestante di missione francese (Défap), sia con finanziamenti diretti che con l’invio di studenti borsisti.

    La crescita delle tensioni legate alle radicalizzazioni religiose rende chiara ogni giorno la necessità di mantenere vivo il dialogo fra le diverse religioni. Ma come si può dialogare senza conoscere l’altro, ciò su cui si fonda la sua fede? L’Istituto tenta proprio di essere un terreno di incontro fra le diverse religioni.

    Creato dalla Chiesa cattolica in Marocco e dalla Chiesa evangelica in Marocco, l’istituto offre una formazione universitaria in teologia in lingua francese, radicata nel contesto marocchino, aperto all’incontro e al dialogo con le altre culture e religioni, per prima quella islamica. Il sostegno alla progettazione dell’iniziativa è giunto dalla Facoltà di Teologia protestante di Strasburgo e dall’Istituto cattolico di Parigi.

    L’ultimo anno accademico ha contato 36 insegnanti (8 le donne) provenienti da Europa (15), Marocco (5), altri paesi africani (14), Libano (2), di religione protestante (15), cattolica (14), musulmana (5), ebraica (2).

    Le classi rispecchiano tali diversità; un esempio su tutti, una classe di 18 studenti provenienti da 14 differenti nazioni: il loro percorso di studi si divide fra varie opzioni: studenti candidati alle chiese in Marocco, in servizio anche presso le parrocchie locali (4 cattolici e 3 protestanti), studenti indipendenti e studenti inviati da altri paesi dalla loro chiesa di appartenenza. Studenti cattolici, riformati, evangelici, pentecostali sono la conferma della crescente influenza dell’Istituto e della rilevanza del modello di formazione teologica “in dialogo”, specialmente in paesi in cui il cristianesimo è minoranza.

    Il Marocco, coinvolto dagli esodi di questi anni di popolazioni in movimento dai paesi sub sahariani verso l’Europa o verso gli stessi paese che vivono una condizione economica migliore, fra cui lo stesso Marocco. Da qui le nuove contaminazioni religiose che caratterizzano anche la società marocchina. Altre nazioni del continente stanno vivendo tensioni in cui le identità etnico-religiose sono pericolosamente manipolate. L’unica ricetta è la conoscenza dell’altro e l’Istituto per questo opera.

    Sono circa diecimila i protestanti in Marocco, trentamila i cattolici su una popolazione complessiva di circa 33 milioni.

     

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