Roma (NEV), 11 giugno 2019 – Pastori e sacerdoti giapponesi hanno raccontato la sofferenza delle vittime del disastro nucleare di Fukushima al Forum internazionale per un mondo libero dal nucleare tenutosi a Sendai, in Giappone, la scorsa settimana. Lo rende noto Rachel Farmer su Anglican Communion News Service (ACNS). Seguirà una dichiarazione congiunta contro l’energia nucleare e per incoraggiare le chiese a partecipare alla campagna per la conversione a fonti di energia rinnovabili e per la denuclearizzazione.
Organizzato dal Nippon Sei Ko Kai (NSKK), la Comunione anglicana in Giappone, il Forum si ispira alla risoluzione del Sinodo generale NSKK 2012, chiedendo il bando delle attività e delle centrali nucleari. Il disastro del 2011, dovuto a un violento terremoto e al successivo tsunami che hanno provocato numerose esplosioni nella centrale nucleare costiera della città, ha portato una diffusa contaminazione radioattiva e gravi effetti sulla salute e sull’ambiente. Il presidente del comitato organizzatore del Forum, Kiyosumi Hasegawa, ha dichiarato: “Non abbiamo ancora visto la fine del danno alla popolazione e all’ambiente dopo il disastro nucleare alla Daiichi Fukushima della Tokyo Electric Power Company (TEPCO). Penso che questo disastro provocato dall’uomo colpirà innumerevoli persone negli anni a venire. Vediamo ancora molte persone che desiderano tornare nelle loro città d’origine, ma non possono farlo. Ci sono anche persone che hanno rinunciato a tornare a casa”.
Naoya Kawakami, pastore della Chiesa unita di Cristo in Giappone e segretario generale della Rete di soccorso dell’Alleanza cristiana di Sendai “Touhoku HELP”, la cui chiesa è stata colpita dallo tsunami, ha detto: “Ho fatto più di 700 visite e incontrato oltre 180 madri e circa 20 padri, che hanno riscontrato anomalie nei loro figli dal 2011. A oltre 273 bambini è stato diagnosticato il cancro alla tiroide e molte madri sono in profonda ansia. Più la situazione peggiora, più i pastori diventano consapevoli dell’importanza del loro ruolo – ha proseguito il pastore –. Il ruolo è testimoniare. I pastori che sono rimasti a Fukushima con i sopravvissuti senza voce ci stanno mostrando la chiesa come corpo della risurrezione di Gesù, con ferite e debolezza. Coloro che soffrono restano di solito in una silenziosa agonia e la maggior parte delle persone non li ascolta mai”.
Al Forum hanno partecipato esperti internazionali e ospiti ecumenici, insieme a vescovi e ecclesiastici locali, laici di diverse denominazioni e rappresentanti fra cui quelli della Chiesa episcopale statunitense e filippina, la diocesi di Taiwan, la Chiesa anglicana di Corea e altri. Fra i relatori, Miranda Schreurs, docente della Technische Universität München in Germania, componente della Commissione etica per l’energia sicura, che ha influenzato in modo significativo la politica tedesca sull’energia nucleare.
I delegati hanno visitato siti e città vicino alla centrale nucleare e hanno pregato per le vittime del disastro nelle chiese di San Giovanni Isoyama e “Inori no Ie” (Casa di preghiera) a Shinchi.
Il segretario delle missioni NSKK, Paul Tolhurst, ha dichiarato: “Passare davanti alla centrale elettrica e vedere la città fantasma intorno a noi, mentre la lettura del contatore Geiger continua a salire, è qualcosa che non dimenticherò. Era come se lì in città il tempo si fosse fermato – come se lì si stesse ancora vivendo l’incidente, mentre il resto del Giappone è andato avanti”.
Il sacerdote NSKK John Makito Aizawa ha detto: “Sia religiosamente sia eticamente, non possiamo permettere che le centrali nucleari continuino a funzionare, in quanto producono rifiuti mortali, che non siamo in grado di trasformare in qualcosa di sicuro. Servono più di 100.000 anni perché la radiazione di tali rifiuti mortali diminuisca al livello dell’uranio originale. Solo questo dovrebbe bastare per motivare una messa al bando delle centrali nucleari. L’insistenza sul loro riavvio sembra solo legata a ottenere sempre più denaro e profitti”.
“Non sono uno scienziato o un ingegnere nucleare – ha aggiunto Aizawa –. Tuttavia, come cristiani, e per vivere come esseri umani, non possiamo permetterci di ignorare il problema”.