“Decalogo social” di Peter Ciaccio, per una netiquette pastorale

Consigli e strategie sulla comunicazione social e sui suoi aspetti etici sono emersi nel corso di un incontro tenutosi giovedì scorso presso la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI)

Roma (NEV), 11 dicembre 2019

Combatti sempre il male con il bene e non abbandonare il campo di battaglia mai.

Controlla che ciò che condividi corrisponda a verità. Sempre.

Postare immagini violente non genere necessariamente indignazione, ma abitua sempre più alla violenza. Attenzione in particolare a ciò che riguarda i minori.

Ricordati del giorno del riposo.

Non blastare la ggente.

Non nutrire il troll.

Tutto quello che dirai potrà essere e sarà usato contro di te.

Rileggi prima di postare. Rifletti su ciò che fai.

Non potrai dimostrare di essere diverso da come ti descrivono i post che tu stesso hai condiviso.

Ricordati che il Web non dimentica.

Sono questi i “dieci comandamenti” per un uso corretto dei social network proposti dal pastore Peter Ciaccio. Una sorta di netiquette pastorale, che ci ricorda di usare il buon senso, ma anche di adottare strategie lungimiranti e responsabili in un’epoca in cui i discorsi di odio e l’uso improprio delle parole rischiano di fare danni reali. Non è affatto una dimensione “virtuale”, secondo Ciaccio, quella che ci fa passare ore e ore del nostro tempo online, magari chattando o commentando, mettendo in gioco le nostre identità, le nostre emozioni e le nostre relazioni. Si tratta invece di una dimensione vera, che ha spostato le chiacchiere da bar in una “agorà” dove tutti hanno diritto di parola, sempre. Che il diritto di parola sia una conquista è un bene, ma mentre nella dimensione del bar un discorso d’odio può restare circoscritto a poche voci e poche orecchie, scadendo magari nel ridicolo o nella scaramuccia, amplificarne la portanza sulle piattaforme web rischia di intossicare il dialogo civile e trasformare le opinioni.

La censura, sostiene Ciaccio, è ben altra cosa, e ha a che fare con le azioni repressive di una autorità o di uno stato. Non bisogna confonderla con la decisione di moderare e gestire gli incontrollati eserciti di trolls che spesso invadono i siti internet e le nostre pagine personali in rete. I trolls, che hanno rubato il nome a quelle simpatiche creature dei boschi della mitologia scandinava, hanno come unico scopo quello di alimentare un discorso violento, un conflitto fine a se stesso. Può essere un bene silenziarli.

In conclusione, con citazioni cinematografiche ed excursus fra antichità e modernità, Ciaccio ha sottolineato che “le parole sono importanti”.

Il “nuovo decalogo” fa parte di una presentazione condivisa nel corso dell’incontro sulla comunicazione social e sui suoi aspetti etici dal titolo “Social, come cambia il sistema dell’informazione” tenutosi giovedì scorso a Roma e promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). L’incontro, coordinato dal Segretario del servizio comunicazione della FCEI Gianfranco Carpente e dal Segretario esecutivo, pastore Luca Baratto, ha visto anche la partecipazione del giornalista dell’Ansa Vittoriano Vancini. Fra i presenti e gli invitati, rappresentanti della Tavola valdese e dell’Opera per le chiese evangeliche metodiste in Italia (OPCEMI), che hanno ospitato l’iniziativa, dell’Esercito della Salvezza (EdS), della Chiesa evangelica luterana in italia (CELI), dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (UCEBI) e degli uffici Otto per mille metodisti e valdesi, oltreché i colleghi della comunicazione protestante, agenzia NEV e rivista Confronti; in collegamento skype, la redazione di Torino e di Napoli di Riforma e quella di Radio Beckwith da Torre Pellice.