“Conseguenze reali se Israele annette i Territori palestinesi occupati”

Il Consiglio ecumenico delle chiese e il Consiglio delle chiese del Medio Oriente scrivono una lettera per chiedere all'Unione europea una posizione ferma contro l'annessione dei Territori palestinesi occupati

Foto di Nadia Angelucci

Roma (NEV), 14 maggio 2020 – “Il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC) e il Consiglio delle chiese del Medio Oriente (MECC) fanno appello ad una posizione ferma e di principio dell’Unione Europea contro qualsiasi annessione da parte dello Stato di Israele dei Territori palestinesi occupati in Cisgiordania. Una tale annessione costituirebbe una grave violazione del diritto internazionale e, come ha osservato Nickolay Mladenov, coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il processo di pace in Medio Oriente, infliggerebbe un colpo devastante alla soluzione dei due Stati, chiuderebbe la porta al rinnovo dei negoziati e minaccerebbe gli sforzi per far progredire la pace regionale”.

Inizia così la lettera spedita dal segretario generale facente funzione del Consiglio ecumenico delle chiese, Ioan Sauca, e dal segretario generale del Consiglio delle chiese del Medio Oriente, Souraya Bechealany, ai ministri degli esteri dell’Unione Europea in cui si lancia un appello per chiedere una posizione ferma e di principio dell’Unione Europea contro qualsiasi annessione da parte di Israele dei territori palestinesi occupati in Cisgiordania.

Il segretario di Stato USA Mike Pompeo si è recato in Israele alla vigilia della costituzione del nuovo governo israeliano, una coalizione tra la destra di Benyamin Netanyahu e il centrista Benny Gantz. La visita si innesta sulle tensioni già preesistenti e acuite dall’annuncio lo scorso 28 gennaio, da parte del presidente USA Donald Trump, di un piano, “Pace per prosperità”, che prevede il riconoscimento di Gerusalemme come capitale di Israele, l’annessione degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, nella Valle del Giordano e nel Mar Morto settentrionale e il riconoscimento delle alture del Golan e che ha suscitato reazioni.

Netanyahu accogliendo Pompeo ha parlato di questo “governo di unità nazionale come “un’occasione per promuovere la pace e la sicurezza basandoci sulle intese raggiunte col presidente Trump nella mia visita del gennaio scorso”.

Le organizzazioni religiose ecumeniche, preoccupate per questa prospettiva “chiedono all’UE di garantire che tale annessione abbia conseguenze reali, almeno commisurate a quelle adottate dall’UE in risposta all’annessione della Crimea da parte della Russia”.

“Nel caso in cui lo Stato di Israele proceda con la prevista annessione, – continuano Sauca e Bechealany – l’UE deve sicuramente sospendere l’Accordo di associazione UE-Israele (EU-Israel Association Agreement). L’articolo 2 di questo accordo stabilisce che le relazioni tra l’UE e Israele devono ‘essere basate sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici’. Inoltre, il Trattato di Lisbona stabilisce che l’azione esterna dell’Unione deve essere guidata dai principi delle libertà fondamentali, dal rispetto della dignità umana, dall’uguaglianza e dalla solidarietà, dalla democrazia, dallo stato di diritto, dalla Carta delle Nazioni Unite e dal diritto internazionale. Ai fini della credibilità e della responsabilità dell’UE nei confronti dei propri principi fondamentali, essa deve applicare clausole di condizionalità prescritte dall’articolo 2 dell’Accordo di associazione UE-Israele e sospendere l’accordo in caso di minaccia di annessione”.

“L’annessione unilaterale di una parte ancora maggiore del territorio che rimane ai palestinesi non può portare alla giustizia o alla pace, ma solo a una maggiore ingiustizia, all’espropriazione, all’escalation delle tensioni, alla destabilizzazione regionale e all’ulteriore erosione del rispetto del diritto internazionale. L’UE non deve essere complice – per inazione o reazione inadeguata – di questo risultato” concludono i firmatari.

QUI la lettera completa.