Roma (NEV), 22 maggio 2021 – I carabinieri nelle Rsa: i dubbi della Diaconia valdese. Pochi giorni fa è stato infatti siglato un protocollo d’intesa, come spiega l’Ansa, della durata di tre anni, con il Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri per la ricognizione di tutte le residenze socio-assistenziali. La proposta è il frutto del lavoro della “Commissione per l’assistenza sanitaria e sociosanitaria della popolazione anziana” con la Direzione generale della programmazione del Ministero della Salute.
Subito la presa di posizione della Diaconia, che gestisce varie strutture per anziani e persone vulnerabili, in particolare in Piemonte e nelle Valli Valdesi.
“La prima mossa della Commissione per l’assistenza per la popolazione anziana è fare un piano di ispezioni a tappeto, affidandolo all’Arma dei Carabinieri, esautorando di fatto Regioni, ASL ed Enti Locali e sovrapponendosi al loro legittimo mandato – si legge nella nota della Commissione sinodale per la Diaconia diffusa ieri, 21 maggio.
L’ente ecclesiastico della Chiesa valdese ha già ribadito più volte la necessità di una riforma generale del settore e la chiede anche in questa occasione: è “necessaria una riorganizzazione complessiva dell’intervento sugli anziani, che favorisca la costruzione di percorsi di assistenza in tutte le fasi della vita, collocando il ruolo dell’assistenza residenziale all’interno di un “pannello” di proposte, quando le persone non possono o non vogliono essere assistite domiciliarmente. Non è con la demonizzazione delle strutture residenziali che si risolve il problema”.
“Siamo stati fra i primi a segnalare come la regionalizzazione della sanità potesse diventare un fattore di diseguaglianza fra i cittadini del nostro paese – continua il comunicato pubblicato ieri – , ma la soluzione non è certo la militarizzazione del controllo. Il compito centrale è stabilire Livelli Essenziali di Assistenza per le persone, indipendentemente dalla collocazione geografica di residenza, e promuovere un’equa parametrazione delle risorse da destinare a questi progetti”.
Anche perchè non tutte le Rsa sono uguali. “La nostra realtà e la nostra storia ci mettono al riparo da accuse di speculazione sulla pelle degli anziani o di abuso di risposte istituzionalizzanti e non capiamo il senso di questa battaglia, neanche tanto sommersa, fra chi è pro e chi contro le RSA, giocata a colpi di scandali che non serve a nessuno, sicuramente non alla popolazione anziana fragile”.
La Diaconia non nega cioè che nel settore vi siano anche criticità, molte delle quali emerse, drammaticamente, nei mesi dell’emergenza sanitaria. “Ci sono molte ombre nella gestione dell’assistenza agli anziani, che denunciamo e denunceremo – si legge nella nota -. Ci sono sicuramente strutture speculative, ci sono sicuramente anziani abbandonati a loro stessi o messi in mano a “badanti” non proprio adeguati. Apprezziamo il lavoro dei Carabinieri dei NAS quando intervengono in queste situazioni, reprimendo e perseguendo con serietà e rigore comportamenti speculativi o dannosi per le persone, per cui ci stupisce possano essere chiamati ad altri compiti che, se fossero solo di raccolta dati e statistici, potrebbero essere assolti dall’ISTAT”.
Per quanto concerne il Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) del governo, infine, “dalla lettura dei paragrafi dedicati alla questione dal PNRR non emerge una linea chiara sullo sviluppo della necessaria riforma dell’assistenza degli anziani. Auspichiamo si evitino opzioni che alimenterebbero tensioni e contrapposizioni inutili alla soluzione del problema. È necessario tenere al centro di ogni sforzo l’attenzione alle donne e uomini anziani, fragili o non autosufficienti, che necessitano di risposte eque e di qualità più che di ricognizioni triennali”.