Roma (NEV), 21 febbraio 2022 – Quest’anno si celebreranno 7 anni dalla pubblicazione dell’enciclica di papa Francesco “Laudato si’”, da molti considerata come un innovativo contributo per l’ambiente e l’ecologia.
Lo scorso 17 febbraio se ne è parlato nel corso di una conferenza dal titolo “Le religioni e la terra, per un impegno attivo”, organizzata dal Centro interconfessionale per la pace (CIPAX).
Fra gli ospiti, il pastore battista Luca Maria Negro, già presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Negro ha ripercorso le tappe storiche dei movimenti ecumenici sui temi dell’integrità del creato e della conversione ecologica. Ne riportiamo alcuni stralci e, in fondo alla pagina, pubblichiamo l’intervento integrale in formato pdf.
Testimonianze e teologie della conversione ecologica
“La tematica ecologica è all’ordine del giorno del movimento ecumenico da oltre mezzo secolo – afferma Negro –, a partire da due spinte concomitanti. Una legata alla testimonianza concreta delle chiese nella società, l’altra più specificamente teologica”.
Il pastore parla dell’apprezzamento, in ambito ecumenico ed evangelico, dell’enciclica “Laudato si’” alla quale viene fatta, sostanzialmente, un unico rilievo: “la mancanza di attenzione proprio a quanto veniva maturando nel movimento ecumenico nel secolo scorso”.
Francesco, prosegue Luca Maria Negro, “scrive cose che sono state già ampiamente condivise in ambito ecumenico e affermate non solo all’interno del mondo delle chiese (protestanti e ortodosse) che fanno riferimento al Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), ma persino nel contesto di incontri e documenti ecumenici a cui la Chiesa cattolica ha partecipato a pieno titolo”. Cioè, nelle Assemblee ecumeniche europee di Basilea 1989, Graz 1997, Sibiu 2007. Inoltre, nella Charta Oecumenica varata dalla Conferenza delle chiese europee (KEK) e dal Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (CCEE) nel 2001.
“Il problema è che Francesco (o chi per lui) lo fa senza fare riferimenti espliciti precisi all’elaborazione del movimento ecumenico sui temi ambientali, limitandosi a ricordare, nell’introduzione dell’enciclica, che anche altre chiese hanno sviluppato una ‘profonda preoccupazione’ e ‘preziosa elaborazione’ su questi temi, e citando subito dopo, come esempio di ciò, le prese di posizione del ‘Patriarca verde’, com’è talvolta chiamato Bartolomeo di Costantinopoli”.
Le radici del movimento ecumenico “Giustizia, pace, salvaguardia del creato”
Luca Negro fa quindi una panoramica dei processi che portano al movimento conosciuto come “Giustizia, pace, salvaguardia del creato” (in inglese: Justice, Peace and Integrity of Creation, JPIC). Cita la proposta di Dietrich Bonhoeffer di un concilio universale per la pace (1937), ma anche l’idea del “processo conciliare” di tutte le chiese cristiane. Fondamentale è, inoltre, “un documento della Commissione teologica del CEC, ‘Fede e Costituzione’, redatto dall’allora direttore della stessa Commissione, il teologo protestante svizzero Lukas Vischer (1926-2008). È un documento del 1967, intitolato ‘Dio nella natura e nella storia’ (God in Nature and History); secondo lo stesso Vischer, il documento nasce sull’onda dell’intervento, alla terza Assemblea del CEC di New Delhi (1961), del teologo luterano americano Joseph Sittler, un pioniere dell’ecologismo cristiano (avevano iniziato a lavorare su questo tema addirittura dagli anni ’50)”. Da questa storia, che prosegue ormai da oltre mezzo secolo, sono nati progetti e campagne su tematiche ecologiche, quali i cambiamenti climatici e la questione dell’acqua.
Romantico ritorno alla natura? Meglio riflettere sugli stili di vita…
L’approccio del movimento ecumenico, sottolinea Negro, “non è quello di un ingenuo e romantico ritorno alla natura”. E cita il libro “Crisi ambientale ed etica”, della teologa valdese Letizia Tomassone: “Una spiritualità ecologista avrà al centro la ricerca di giustizia: non c’è salvezza ambientale senza giustizia ambientale… Il CEC ha posto l’accento sul fatto che sono le popolazioni più povere che soffrono già ora delle prime, drammatiche conseguenze dei cambiamenti climatici e ha richiamato le chiese a mettere al centro dell’impegno ambientale l’appello alla giustizia, piuttosto che la ricerca di proteggere le condizioni di benessere così diffuse nel mondo occidentale”.
Luca Maria Negro si concentra, poi, sull’esigenza di tradurre questa eredità di pensiero in proposte concrete. “La crisi ecologica ha delle radici profonde in una errata comprensione teologica del rapporto tra il genere umano e il creato” prosegue ancora il pastore Negro. “Non dimentichiamo che lex orandi est lex credendi, ovvero il modo di pregare influenza la fede”. Occorre riflettere sugli stili di vita e sulle responsabilità personali e collettive, secondo Negro. E, perché no, attingere alle tradizioni di tutti i cristiani. Si noti, ad esempio, “che nella tradizione ortodossa l’anno liturgico comincia con la celebrazione della Creazione – cosa che invece manca nelle tradizioni liturgiche dell’occidente cristiano, in cui il ciclo liturgico è tutto centrato sugli eventi storici della salvezza”. Gli evangelici italiani, conclude il pastore, si augurano che si possano fare passi in avanti per una sintonia e una convergenza sui temi del Creato.
Scarica qui la Relazione del pastore Luca Maria Negro.
Il CIPAX
L’edizione di quest’anno del Cantiere CIPAX ha per titolo generale “Curare la terra per curare noi. Ambiente, pace, spiritualità”. All’incontro sulle religioni e la Terra hanno partecipato, oltre a Luca Maria Negro, anche Cecilia Dall’Oglio, direttrice associata dei Programmi europei del Movimento Laudato Si’. Nader Akkad, Imam della Grande Moschea di Roma – Centro islamico culturale d’Italia. Akkad è anche co-fondatore della Commissione internazionale mariana musulmano cristiana. Ha moderato l’incontro Cristina Mattiello, presidente CIPAX.
Il CIPAX è un’associazione culturale che dal 1982 promuove “la collaborazione delle forze religiose e laiche per la costruzione della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato”. Il CIPAX è inoltre impegnato, fin dalla sua nascita, nel dialogo ecumenico e ha visto nel suo direttivo e fra i suoi soci numerosi protestanti. Il Cantiere è realizzato grazie al contributo dell’Otto per mille della chiesa valdese – Unione delle chiese metodiste e valdesi.