Metodisti, nasce ufficialmente la nuova denominazione conservatrice

La Chiesa metodista globale raccoglierà chiese e membri che si staccheranno dalla Chiesa metodista unita; ma il percorso è ancora lungo perché ci sono passaggi e questioni molto concrete come quelle che riguardano gli edifici - di Sara E. Tourn

Roma (NEV/ Riforma.it), 17 maggio 2022 – Chiesa metodista unita: la nuova denominazione è realtà. Come avevamo anticipato qui e qui, il 1° maggio è nata ufficialmente la Global Methodist Church (GMC), che raccoglie le chiese di orientamento conservatore che hanno deciso di staccarsi dalla United Methodist Church (UMC). La separazione nasce sulla scia di un dibattito ormai decennale sulla questione dei matrimoni fra persone dello stesso sesso e dell’ordinazione di persone omosessuali, i cui nodi erano arrivati al pettine durante la Conferenza generale straordinaria del 2019, poi seguita da quella ordinaria, in cui erano stati esaminati diversi scenari per tentare (senza successo) di ricomporre la frattura. Alla fine era prevalso l’orientamento di una “separazione consensuale” (emblematico il titolo del Protocollo “di riconciliazione e grazia attraverso la separazione” adottato per affrontare questo processo), ma la pandemia ha rallentato i tempi, con ben tre rinvii della Conferenza generale, prevista per il 2024.

Non volendo aspettare oltre, i “globalisti” hanno lanciato la nuova denominazione per consentire a chiese e singoli membri di aderirvi formalmente, e convocato una prima assemblea legislativa il 6 maggio e un raduno il giorno successivo vicino a Indianapolis.

Sul suo sito, la nuova Global Methodist Church annuncia un periodo di transizione di 12-18 mesi, verso “una separazione amichevole e ordinata”, come previsto dal Protocollo di riconciliazione e grazia attraverso la separazione.

Intanto, tra aprile e giugno si tengono le conferenze annuali delle varie regioni della UMC, da cui emergeranno gli orientamenti e le possibili adesioni (tra cui c’è già stata quella della Chiesa metodista di Romania e Bulgaria, che ha votato all’unanimità l’adesione alla GMC) di cui al momento non si conosce l’entità.

Per lo scisma vero e proprio di questa chiesa da 13 milioni di membri (di cui circa la metà negli Stati Uniti) ci vorrà ancora tempo: ci sono elementi molto concreti per esempio riguardo agli immobili, la cui proprietà è della denominazione e non delle singole chiese, e già questo è motivo di contesa. Oltre a una parte delle proprietà ecclesiastiche sono previsti anche 25 milioni di dollari di fondi per creare questa nuova denominazione, oltre a una “perdita” di ministri di culto che già da ora, se decidono di aderire alla nuova denominazione, non possono più essere parte della UMC (ma mantengono i loro contributi pensionistici).

Per un periodo gli united” convivranno ancora con i global”, e in ogni caso non tutti i conservatori lasceranno la UMC per unirsi alla GMC: all’interno della stessa UMC permarranno posizioni diversificate, nella convinzione che “sotto la tenda” c’è posto per tutti quelli che vogliono starci.

di Sara E. Tourn

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