Karlsruhe (NEV), 7 settembre 2022 – La quinta plenaria della XI Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Karlsruhe, Germania, 31 agosto – 8 settembre 2022) ha affrontato il tema dell’unità dei cristiani e della testimonianza comune delle chiese.
“Uniti non per essere serviti, ma per servire”, ha introdotto la seduta il vescovo luterano Heinrich Bedford-Strohm – delegato della Chiesa evangelica tedesca (EKD), nome noto anche al pubblico italiano, perché grande sostenitore dei progetti umanitari per i migranti nel Mediterraneo – riferendosi a Matteo 20: 20-28, il testo biblico della penultima giornata di lavori dell’Assemblea.
Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, primate della Comunione anglicana, dopo aver fatto riferimento alla quindicesima Conferenza di Lambeth, ha parlato delle numerose crisi che attraversano il pianeta, dalle guerre ai cambiamenti climatici: “siamo in un mondo di crisi, specialmente per i più poveri e deboli. In questo contesto, i cristiani sono chiamati ad essere una comunità, un popolo che capace di ritrovare la sua passione spirituale, in solidarietà con chi soffre. Dobbiamo affrontare le nostre paure, essere coraggiosi nelle nostre decisioni, amarci, per un’unità più visibile”.
Ad esortare ad un maggiore coraggio ecumenico, anche il pastore coreano Jooseop Keum, segretario generale del Consiglio per la missione mondiale: “il mondo in cui viviamo non ha bisogno di piccoli aggiustamenti, bensì di cambiamenti radicali. Come cristiani crediamo che la potenza dell’amore di Dio è più forte del potere del denaro, e agire di conseguenza, insieme”.
La pastora Jacqueline Grey della Pentecostal World Fellowish è intervenuta per spiegare come il movimento di cui fa parte – “giovane, pieno di energia e di visioni”, così l’ha definito – abbia sempre maggiore interesse al discorso ecumenico, tanto che tra le nuove chiese membro del CEC, diverse sono pentecostali. “Cristo ci chiama ad amarci gli uni e le altre, non a tollerarci”.
Mons. Brian Farrell, segretario del Dicastero vaticano per la promozione dell’unità dei cristiani, ha espresso una valutazione positiva del lavoro svolto dal Gruppo di lavoro congiunto CEC -Chiesa cattolica romana e della Commissione Fede e costituzione, nei quali siedono membri cattolici. “Quanto raggiunto deve spingerci a lavorare ancor di più insieme”.
Il metropolita Job of Psidia, delegato del Patriarcato ecumenico, ha invitato a tenere ben aperti gli occhi su cosa sta succedendo nel nostro presente, mentre l’assemblea è riunita a Karlsruhe: “una nazione cristiana ha aggredito un’altra nazione cristiana. Cristiani uccidono altri cristiani”. Per questo ha sottolineato l’urgente bisogno di riconciliazione “nelle chiese, tra le chiese, con l’intera umanità, con la creazione”.
Bran Friesen della chiesa mennonita del Canada ha invece ricordato la necessità di riparazione e riconciliazione nei confronti delle popolazioni indigene, prima di tutto quelle del suo paese, anche pensando al genocidio culturale delle scuole residenziali in cui i bambini e le bambine indigene venivano provate della loro lingua e della loro cultura.
Alla plenaria sono inoltre intervenute Lani Mireya Anaya Jiménez della chiesa metodista in Messico (in video), e Rosemary Muthoni Mbogo, segretaria provinciale della chiesa anglicana del Kenya, che hanno entrambe sottolineato il contributo innovativo delle giovani generazioni al percorso ecumenico.
L’incontro si è concluso con una esibizione dell’ensemble Oikoumene Pasifika.