Roma (NEV), 19 settembre 2022 – È il tempo in cui il teologo Paolo Ricca scrive un libro intitolato “Dio”. Un Dio che è, anche, artista e poeta. Contemporaneamente, alcuni creativi citano la Creazione di Adamo di Michelangelo, sostituendo a Dio un robot.
Non è la prima volta che il capolavoro del Buonarroti viene utilizzato a scopi artistici o pubblicitari. Chissà cosa direbbe l’artista in proposito, o cosa ne direbbe Vittoria Colonna, sua intima amica, nobile poetessa vicina ai movimenti di riforma della chiesa cattolica. Tanto vicina al Michelangelo da essere soggetto di una delle sue “Crocefissioni”, nonché protagonista del celebre madrigale “Un uomo in una donna, anzi uno dio / per la sua bocca parla, / ond’io per ascoltarla, / son fatto tal, che ma’ più sarò mio.”
La Creazione di Adamo ha ispirato artisti come Harmonia Rosales, afro-cubana nata a Chicago nel 1984, che raffigura il “creatore” come Dea nera e un “Adamo” donna. L’opera michelangiolesca è stata ritoccata, montata e storpiata in mille modi. Dal dio che porge ad Adamo una fetta di pizza, un panino, una bibita, fino alle pubblicità di apparecchi elettronici, abbigliamento, sport. C’è poi il filone del cinema, della satira politica e quello dei fumetti, da innocue citazioni come quella su Topolino, fino al più estremo Deadpool, personaggio dai super poteri nei panni di Adamo, con un super-armato Cable che gli punta una pistola, al posto di dio. Citazione non è appropriazione, né plagio, a opinione di chi scrive. Anzi, è la conferma dell’universale carico di senso di un’opera. E della sua bellezza.
È stata la mano di dio, non quella del film di Sorrentino, ma quella del Robot di due pubblicità, a interrogarmi. Un ospedale privato romano sceglie un dettaglio della celebre opera, le due mani con gli indici che si avvicinano, per lanciare le sue attività con lo slogan “il futuro è qui”. A destra, nella posizione di Dio, c’è la mano di un robot. La scelta è casuale o voluta?
Quasi in parallelo, fa la stessa cosa una “cordata” di noti editori di rilievo internazionale, per “realizzare un percorso di eventi digitali” sulla filiera industriale e artigianale italiana. Stessa immagine, rivisitata, con bandiera italiana sullo sfondo. A sinistra una mano verde, come fosse la mano della natura, che si tende verso una mano robot. Natura e innovazione che si porgono la mano. Anche qui, il robot è a destra, nella posizione di Dio. È voluto o è casuale? Se il robot è fatto dall’intelligenza umana, perché non mettere la mano umana, che lo ha creato, a destra? Sarebbe troppo presuntuoso? Potrebbe urtare i sentimenti cristiani? Eppure, l’essere umano si erge già a divinità, in così tante occasioni. Potrebbe il robot creare Adamo, o Eva? È una questione di potere? O un segno dei tempi che stiamo vivendo? Si tratta del simbolo di un’era? Dati gli interrogativi, abbiamo interpellato proprio il teologo Paolo Ricca, per avere una sua opinione.
Sul “dio-robot”, Paolo Ricca dice: “Non è difficile interpretare questo tipo di immagine. Perché Dio non esiste, e d’altra parte l’uomo non può crearsi da sé. Nessuno di noi si è dato la vita. Possiamo, sì, trasmettere la vita ad altri. Non da soli, peraltro. Se sei un uomo, ci vuole una donna. E se sei una donna, ci vuole un uomo. Non possiamo, dunque, generarci. Siamo tutti stati creati. Ma siccome Dio è diventato nullità, assenza, non-essere, non-esserci, l’uomo inventa un robot. Anche lui è una creatura, ma nel sogno di questa rappresentazione, è una creatura dotata di facoltà straordinarie”.
“Questo è coerente con la situazione spirituale e religiosa del nostro tempo che ha cancellato Dio – continua Ricca –, il quale non è più un oggetto, né un soggetto. È lampante ed eloquente. L’uomo confonde il Creatore con la creatura. È un rovesciamento dei ruoli, un caos”. Si direbbe un cortocircuito. Conclude Ricca: “La tua creatura è il tuo creatore, perché non sai più cosa vuol dire essere creatura, quindi uno vale l’altro”. Ogni cosa si fa indifferenziata e indifferente. Forse, serve ripartire dall’inizio. E fare le presentazioni. E per farlo, ci si porge una mano, e si dice che si è lieti di fare conoscenza. Ciò che manca, secondo Paolo Ricca, è proprio questo: la conoscenza di Dio.