Protestanti, un “insieme” sempre in costruzione. 50 anni dalla Concordia di Leuenberg

 La Comunione di chiese protestanti europee festeggia mezzo secolo della Concordia di Leuenberg, il documento che superò alcune divisioni

Roma (NEV/Riforma), 26 gennaio 2023 – di Sara E. Tourn

Cinquant’anni fa, il 16 marzo 1973, veniva sottoscritta la “Concordia di Leuenberg”, dal nome della località svizzera vicino a Basilea: un atto di reciproco riconoscimento e superamento delle storiche divisioni tra luterani e riformati, tappa importante di un percorso che portò alla formazione di una comunità di chiese che dal 2003 ha preso il nome di Comunione di chiese protestanti in Europa (CCPE-GEKE). Un centinaio di chiese, tra Europa e America Latina, per un totale di 50 milioni di protestanti, ne fa oggi parte, tra cui l’Unione delle chiese metodiste e valdesi in Italia con l’Iglesia Evangélica Valdense del Rio de la Plata e la Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI).

Riflessione teologica comune, riconoscimento di ministeri e sacramenti, cooperazione e testimonianza comune sono i cardini di questa comunione regolata da un’Assemblea generale che si tiene ogni 6 anni (l’ultima si è svolta nel 2018 a Basilea, e la precedente nel 2012 a Firenze) e da un Consiglio di 13 membri coordinato da un Ufficio di presidenza con sede a Vienna.

Ma la “comunione” tra le chiese è un percorso che si costruisce costantemente, ci racconta Oliver Engelhardt, responsabile delle relazioni fra le chiese della CCPE, a cui chiediamo qual è l’importanza dell’accordo di Leuenberg oggi: “La Concordia di Leuenberg è il documento teologico alla base della Comunione di chiese protestanti in Europa. Alcune sue parti, per esempio il superamento delle condanne dottrinali del XVI secolo, oggi possono essere date per scontate. D’altro canto, la Concordia ci dà alcuni compiti, importanti anche in una prospettiva a lungo termine. Diverse questioni dogmatiche sono state discusse e in qualche modo risolte, ma ci sono questioni etiche che richiedono azioni e parole da parte delle chiese. La Concordia ci chiama a non accontentarci della comunione fra le nostre chiese protestanti, ma a guardare a un’ulteriore riconciliazione e avvicinamento con altre chiese e tradizioni denominazioni, non si parla ancora di altre religioni. Vedo l’importanza della tradizione di Leuenberg nel fatto che dà una base teologica alla nostra Comunione di chiese, che è molto più che condividere la vita sullo stesso continente. Per me la sfida è avvicinare ancora di più le chiese, rendendo così questa comunione più profonda e più ampia per servire le società in cui le nostre chiese vivono. Chiamiamo questa sfida ‘essere chiesa insieme’”.

Un importante simposio accademico internazionale è previsto per marzo (9-11) in Ungheria, organizzato dall’Università teologica riformata di Debrecen. Il 27 gennaio, invece, la conferenza organizzata dall’Istituto protestante di Teologia di Parigi…

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