La società democratica ha bisogno di donne nei media

Al Jazeera/The Stream ha organizzato un panel su donne e media. Fra le ospiti relatrici, anche Sarah Macharia, dell’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (WACC)

Roma (NEV), 30 gennaio 2023 – Le donne sono sottorappresentate nelle notizie. La democrazia – così come i singoli cittadini – ne soffre. Questo, in sintesi, il messaggio proveniente da tre esperte di genere e media durante l’episodio “Perché le donne sono ancora scarsamente rappresentate nei mezzi di informazione?” di The Stream su Al Jazeera English, in onda lo scorso 18 gennaio.

Fra loro, anche Sarah Macharia, responsabile del programma “Genere e comunicazione” dell’Associazione mondiale per la comunicazione cristiana (WACC) e coordinatrice del Global Media Monitoring Program (GMMP).

Sebbene le donne costituiscano la metà della popolazione mondiale, le donne sono presenti come soggetto e fonte di notizie solo nel 25% dei casi, ha osservato il co-conduttore di The Stream Ahmed Shihab-Eldin.

Le donne appartenenti a minoranze e gruppi emarginati sono ancora meno visibili. Lo ha sostenuto proprio Macharia, facendo l’esempio delle donne appartenenti a minoranze etniche nel Regno Unito, la cui probabilità di essere sottorappresentate nei media è doppia rispetto alle donne bianche britanniche.

Kathryn Shine, docente senior di giornalismo alla Curtin University di Perth, in Australia, ha sottolineato l’importante ruolo del monitoraggio dei media della WACC. “Abbiamo bisogno delle statistiche che il GMMP ha evidenziato in modo così coerente nel tempo per dimostrare che le donne sono sottorappresentate”. Shine ha sottolineato la necessità di determinare come le donne siano ritratte nelle notizie quando sono visibili, parlando di stereotipi legati ai ruoli sociali, ma anche all’abitudine di interpellare le donne solo per chiedere un’opinione personale invece che un’opinione professionale, competente e autorevole in un certo campo del sapere o dell’impresa o di altri ambiti.

La terza relatrice, Karen Rosscoordinatrice regionale GMMP Europa e professoressa di genere e media presso l’Università di Newcastle, Regno Unito, ha detto: “Non vediamo le donne come esperte, anche in aree in cui ci si aspetterebbe di vederle”.

Donne ai margini

La copertura durante la pandemia di Covid-19 è un ottimo esempio di questa assenza di fonti femminili, ha detto Macharia. Il GMMP ha mostrato che la sottorappresentazione si è intensificata. Nonostante le donne costituiscano quasi la metà degli specialisti sanitari, infatti, solo il 26% degli esperti intervistati per la copertura relativa al Covid erano donne.

“Man mano che le notizie diventano più importanti e acquistano rilevanza, scopriamo che le donne sono poi relegate ai margini” ha evidenziato Macharia.

Ross ha sottolineato come tale sottorappresentazione delle donne esperte abbia creato inutili rischi per la salute pubblica. Dove le donne sono state presentate come esperte “il pubblico ha effettivamente capito di più sul Covid” si legge sul sito della WACC.

Sono diverse le cause di questa mancanza di voci femminili nei media. La semplice abitudine, secondo Ross, “poiché i giornalisti trovano più facile rivolgersi a fonti che già conoscono”. Oppure per il ruolo sociale delle donne, secondo Macharia: “specialmente nelle culture in cui la presenza delle donne nello spazio pubblico non è vista favorevolmente”.

Rendere visibili le donne

La chiave per il cambiamento sta soprattutto nelle organizzazioni mediatiche. Sta a loro, ha affermato Macharia, fare lo sforzo di coinvolgere esperte e di avviare un processo. Bisogna inoltre avviare comportamenti proattivi, mitigare il fenomeno e demistificare il processo. Servirebbe inoltre una maggiore attenzione nelle scuole di giornalismo e rimarcare le questioni relative all’uguaglianza e all’intersezionalità, molto prima che studenti e studentesse entrino nelle redazioni.

Segni di cambiamento

I dati e i risultati del GMMP nel 2020 hanno tuttavia mostrato, rispetto ai cinque anni precedenti, un aumento della percentuale di donne intervistate come esperte. “Un segno di speranza che alcune organizzazioni mediatiche stanno ascoltando e agendo” ha detto Macharia. E ha anche dato un parere positivo sul “proliferare di varie iniziative per creare elenchi di donne esperte”.

La co-conduttrice Femi Oke ha parlato di come The Stream sia impegnata a garantire la diversità. Il programma di punta di Al Jazeera English fin dal 2018 cerca di avere almeno il 50% di donne ospiti all’anno. Nel 2022, sei ospiti su dieci erano donne. “Stiamo bilanciando l’universo” ha detto Oke.

“La posta in gioco quando si tratta dell’inclusione e della rappresentazione delle donne nei media è davvero alta – ha concluso Macharia –. ‘Business as usual’ significherà una continua erosione della fiducia nel giornalismo”, con il risultato che i gruppi emarginati formeranno i propri media ai margini della società piuttosto che nel mainstream. Abbiamo bisogno di media partecipativi, che svolgano il loro ruolo nella costruzione di una società democratica, nell’essere pilastri della democrazia e garantire che tutte le voci siano ascoltate”.