Chiese del Pacifico al Giappone: basta acque di Fukushima nell’Oceano

La Conferenza delle chiese del Pacifico si è unita ad altri gruppi e movimenti per le strade di Suva, nelle Fiji, per manifestare pacificamente contro il rilascio nell'oceano delle acque reflue nucleari di Fukushima da parte del Giappone

Uno dei partecipanti alla manifestazione pacifica a Suva, Fiji, 24 agosto 2023. Foto: Petero Lalagavivi/ Conferenza delle chiese del Pacifico

Roma (NEV), 29 agosto 2023 – Continuano le proteste per il rilascio nell’Oceano Pacifico di acque reflue nucleari di Fukushima da parte del Giappone. La Conferenza delle chiese del Pacifico sta protestando da tempo. A giugno aveva sottoscritto una lettera aperta insieme a decine di altri organismi denunciando che: “La vasta eredità dei test nucleari all’interno della regione insieme alla crisi climatica in corso saranno esacerbati da atteggiamenti che continuano a trattare fiumi e oceani come discariche nucleari”.

Anche Greenpeace e i pescatori locali si sono uniti al coro di voci che chiedono soluzioni diverse. Le autorità doganali cinesi, nel frattempo, hanno già annunciato il divieto di importazione per il mercato ittico dal Giappone. Mentre il Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), da parte sua, ha rilanciato la notizia.

Nonostante il forte dissenso da parte di chiese, nazioni e organizzazioni della società civile, il Giappone ha iniziato a rilasciare le acque reflue il 24 agosto. E proprio il 24 agosto a Suva, nelle Fiji, si è tenuta una manifestazione pacifica.

Il Giappone aveva annunciato per la prima volta l’intenzione di scaricare le acque reflue nel 2013. Il via libera era arrivato dall’Agenzia internazionale dell’energia atomica. Gli esperti definiscono l’impatto radiologico sulle acque come “trascurabile” e “privo di particolari conseguenze ambientali”. L’acqua utilizzata per il raffreddamento di ciò che resta dei reattori compie diversi cicli, poi viene stoccata, quindi filtrata e infine rilasciata in mare. “La filtrazione consente la rimozione di tutti gli elementi radioattivi dall’acqua fatta eccezione per il trizio, un isotopo dell’idrogeno, che rimane comunque in una concentrazione particolarmente bassa” riporta euronews.

Foto tratta da https://www.facebook.com/lotupasifika/

“Siamo consapevoli che la promozione dell’energia nucleare come soluzione al cambiamento climatico e la caratterizzazione del trizio come sostanza innocua continua a sostenere un ordine nucleare che genera miliardi di dollari a spese dei paesi in via di sviluppo e delle comunità indigene” si legge invece nella lettera congiunta dello scorso giugno.

La Conferenza delle chiese del Pacifico e gli altri firmatari chiedono lo stop alla decisione del governo giapponese e della Tokyo Electric Power Company di rilasciare oltre 1,3 milioni di tonnellate di acque reflue nucleari nell’Oceano. La Conferenza, inoltre, si è detta preoccupata per “la mancanza di progressi compiuti dagli Stati del Pacifico per cambiare questa decisione”.

Il segretario generale della Conferenza delle chiese del Pacifico, pastore James Bhagwan, ha fatto riferimento a una dichiarazione del primo ministro delle Fiji Sitiveni Rabuka nell’ambito di un recente rapporto dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica, contestato da un gruppo internazionale di esperti indipendenti nominati dal Forum delle isole del Pacifico. “Gli esperti sono stati nominati mentre le Fiji presiedevano il Forum delle Isole del Pacifico – ha detto Bhagwan -. Sono dieci anni che la Conferenza delle chiese del Pacifico ha sollevato la sua preoccupazione sulla questione, da quando il governo giapponese, nel 2013, ha rivelato che le scorie radioattive della centrale nucleare di Fukushima fuoriuscivano nell’Oceano Pacifico da due anni”.

Durante la manifestazione del 24 agosto scorso il pastore Bhagwan ha inoltre espresso la preoccupazione che il piano per scaricare le acque reflue nell’Oceano Pacifico sia, in realtà, la soluzione più economica, ma non certo la migliore.