Gestazione per altri. Il documento della Commissione

Sul sito chiesavaldese.org l'intervista a Ilenya Goss, coordinatrice della Commissione per i problemi etici posti dalla scienza delle Chiese battiste, metodiste e valdesi.

Roma (NEV/Chiesavaldese.org), 4 settembre 2023 – Di seguito un’intervista di Sabina Baral a Ilenya Goss, coordinatrice della Commissione per i problemi etici posti dalla scienza delle Chiese battiste, metodiste e valdesi, a proposito della Gestazione per altri (GPA), pubblicato oggi dal sito chiesavaldese.org, che comprende anche il testo del documento su questo tema.


La Commissione per i problemi etici posti dalla scienza delle Chiese battiste, metodiste e valdesi ha redatto un documento sul tema della gestazione per altri. La sua pubblicazione avviene a Sinodo appena concluso nel corso del quale è stato approvato un atto sinodale* che invita le chiese a «essere dei luoghi sicuri e accoglienti per tutte le famiglie e in particolare per quelle “arcobaleno”, accogliendo con serenità i bambini e le bambine di ogni famiglia». Il nuovo documento è stato inviato alle chiese per lo studio e la riflessione. Alla pastora Ilenya Goss, coordinatrice della Commissione, rivolgiamo alcune domande sui punti salienti del documento.

1. Il documento è sostanzialmente favorevole alla gestazione per altri. Distingue però tra la GPA nella sua forma altruistica da quella commerciale. Ci può spiegare meglio questa importante distinzione?

La discussione del tema ha rilevato molto presto che la GPA remunerativa, a differenza di quella altruistica, non trovava consenso unanime all’interno della Commissione: anche se alcune posizioni etiche affermano che la distinzione sarebbe secondaria, noi abbiamo ritenuto importante sottolineare che la forma altruistica mette in evidenza la possibilità che questa pratica sia mossa da una intenzione di dono di vita liberamente deciso dalla donna che è soggetto etico autorevole; che sia sottratta a condizionamenti legati a necessità economiche; che metta fuori discussione qualsiasi idea di strumentalizzazione del corpo della donna e ultimo, ma non per importanza, che escluda che un bambino desiderato e portato in grembo fino all’affidamento alla famiglia che lo attende diventi oggetto di transazioni.

2. Quali sono, in breve, i nodi teologici che la GPA solleva?

Segnalo i temi discussi in Commissione, avvertendo che i limiti di estensione di un documento non consentono di esplorare l’ampia gamma di questioni che questo tema complesso solleva. La riflessione teologica proposta nel sintetico testo che presentiamo allo studio interno ed esterno alle chiese si concentra sulla dialettica tra dono e responsabilità da un lato, rivendicazione di diritti e relazioni sbilanciate dall’altro. Le relazioni in gioco tra genitori committenti, gestante e bambino sono il punto nevralgico in cui si realizza oppure si tradisce la dinamica del dono, del rispetto e in definitiva dell’amore; per un credente, inoltre, la genitorialità non è pensata in termini di diritto ma di gratitudine e di responsabilità all’interno di un vissuto di fede. Al di là del limite speciale della GPA ci sarebbe da aprire tutta una discussione ancora da articolare sul modo in cui pensiamo l’esistenza teologica della donna e la sua speciale modalità di vivere l’identità e la piena realizzazione al di fuori di schemi culturali che oggi non sentiamo più corrisponderci.

3. Come si conciliano i diritti di scelta da parte degli adulti con la necessità di tutelare i diritti del minore?

Le notizie che abbiamo seguito negli ultimi mesi, a partire dalla negazione di registrazione anagrafica di bambini nati all’estero con GPA, al disegno di Legge Varchi approvato alla Camera circa un mese fa, ci mettono davanti a un possibile scenario difficile, dove il diritto del bambino di essere inserito nel suo nucleo familiare e riconosciuto e di non essere discriminato in alcun modo rispetto a bambini nati senza ricorso a tecniche non sarebbe più garantito. Una volontà politica volta a disincentivare una pratica non dovrebbe mai risultare punitiva nei confronti di chi non ne porta alcuna responsabilità. Resta irrisolto il tema fondamentale: una prospettiva etica, che oggi certamente non è condivisa da tutti, che voglia tradursi immediatamente sul piano giuridico viene a creare situazioni di disparità, di potenziale ingiustizia, e di complicata gestione dei movimenti di persone e nuclei familiari in mancanza di una regolamentazione internazionale della materia.

*102/SI/2023 Il Sinodo, a fronte delle discussioni pubbliche e nell’attesa che il documento della Commissione per i problemi etici posti dalla scienza sul tema della gestazione per altri sia inviato alle chiese per uno studio e un approfondimento etico e teologico, esprime forte preoccupazione per politiche che privano i bambini e le bambine già nati di uno dei due genitori e condanna una legislazione orientata a definire la gestazione per altri reato universale. Richiamando il proprio documento sulle nuove forme di famiglia (31/SI/ 2017), invita le chiese: a essere dei luoghi sicuri e accoglienti per tutte le famiglie e in particolare per quelle “arcobaleno”, accogliendo con serenità i bambini e le bambine di ogni famiglia; a diventare dei possibili luoghi di confronto e sostegno sui temi della promessa di futuro attraverso la genitorialità; a incoraggiare nelle comunità la crescita di conoscenza sul tema e il confronto etico affinché si possa andare oltre gli schieramenti dettati da stereotipi e idealizzazioni della maternità.