Roma (NEV), 16 novembre 2023 – La Corte suprema del Regno Unito ieri, 15 novembre, ha dichiarato illegale il “piano Ruanda” voluto dal governo britannico, all’interno della sua stretta sull’immigrazione irregolare, per il trasferimento di quote di richiedenti asilo in Africa a scopo dissuasivo. A stretto giro è arrivato il plauso della Chiesa di Scozia per questa presa di posizione. Emma Jackson, responsabile del programma Vita pubblica e giustizia sociale della Chiesa di Scozia, ha dichiarato: “La Chiesa di Scozia accoglie con favore la decisione della Corte Suprema di impedire la deportazione dei richiedenti asilo in Ruanda. Il piano proposto sarebbe stato una violazione dei nostri obblighi in materia di diritti umani e avrebbe messo a rischio la sicurezza delle persone in fuga da guerre e persecuzioni. Ci opponiamo a qualsiasi tentativo da parte del Regno Unito di negare le proprie responsabilità internazionali e di non svolgere il proprio giusto ruolo nella cura dei rifugiati”.
La promessa del premier britannico Rishi Sunak di fermare gli sbarchi di migranti sulle coste inglesi, con lo slogan “stop the boats”, ha dunque subito una battuta d’arresto.
“Incoraggiamo il governo a prestare attenzione a questa sentenza e a riconsiderare il suo approccio alla politica di asilo e di rifugiati – continua la Chiesa di Scozia in un comunicato -. Il Regno Unito ha una lunga e orgogliosa storia di accoglienza di persone bisognose di protezione. Tuttavia queste protezioni sono minacciate dall’Illegal Migration Act, che se pienamente attuata criminalizzerebbe le persone bisognose di protezione internazionale e scaricherebbe le nostre responsabilità su altre nazioni. Ribadiamo l’appello lanciato dai leader religiosi di tutta la Scozia ad abrogare la legge e a istituire invece un sistema di asilo giusto ed equo che accolga coloro che hanno bisogno protezione e rispetto della loro dignità. Ciò rappresenterebbe una trasformazione per il benessere delle persone richiedenti asilo e le renderebbe libere di dare un contributo positivo alle comunità in cui vivono. Come persone di fede, ci sforziamo di accogliere lo straniero, di offrire ospitalità, di amare, proteggere, ascoltare, imparare e mostrare compassione. Stiamo insieme ai rifugiati perché è quello che siamo”.