Roma (NEV), 12 dicembre 2023 – La Casa delle culture di Scicli, in provincia di Ragusa, compie oggi nove anni. Nove anni fa la struttura della cittadina siciliana, uno dei luoghi dove opera Mediterranean Hope, programma migranti e rifugiati della Federazione delle chiese evangeliche in Italia, cominciò il suo impegno nell’accoglienza delle persone migranti. “E’ un impegno nel quale ci troviamo sempre a ricominciare da capo, impariamo ogni giorno – dichiara Giovanna Scifo, responsabile del progetto – . Ogni anno cioè scopriamo nuove sfide e purtroppo anche nuovi disagi, nuove necessità da parte delle persone che incontriamo. E ci sembra sempre, purtroppo, di essere poco, di riuscire a non fare abbastanza per tutti loro”. In questo momento la struttura siciliana ospita 31 persone, tutte arrivate in Italia grazie ai corridoi umanitari realizzati da FCEI e Tavola valdese con Sant’Egidio e altre realtà della società civile, famiglie e singoli provenienti dalla Libia e dal Libano, di origine siriana. Vi lavorano sei operatori e operatrici, incluso un mediatore linguistico e culturale e diversi volontari.
La Casa delle Culture compie nove anni
“Ci rendiamo conto che la vulnerabilità è un elemento sempre più presente – continua Scifo – perchè il nostro territorio e l’Italia in generale non offrono sempre una così facile integrazione. I percorsi di vita delle persone sono complessi. Siamo comunque soddisfatti della nostra capacità, insieme alle realtà del territorio, in primis alla chiesa metodista e all’Opera metodista di Scicli che sono nostri principali partner in tutte le iniziative che realizziamo, di cambiare nel tempo. E ringraziamo tutte le persone che ci aiutano, in questa non semplice impresa nella quale riusciamo comunque sempre ad essere un gruppo coeso”.
Tanti i progetti in cantiere, a nove anni dall’avvio della Casa delle Culture. “Stiamo iniziando ad esempio un nuovo percorso per l’insegnamento della lingua italiana dedicato in modo particolare alle donne straniere, di supporto a quelli proposti dalle istituzioni, che non sembrano mai sufficienti rispetto al loro bisogno di autodeterminarsi”. Il lavoro, per i diritti di tutte e tutti, continua.