Cosa significa essere valdesi, oggi. Risponde Maliq Meda

In occasione degli 850 anni dalla nascita del movimento valdese, abbiamo chiesto a donne e uomini valdesi di spiegarci il senso della loro fede e appartenenza.

Sixteen Miles Out, unsplash

Roma (NEV), 11 aprile 2024 – Che cosa vuol dire essere valdese, oggi? In occasione degli 850 anni dalla nascita del movimento valdese, abbiamo interrogato diversi esponenti di questa comunità, chiedendo loro di spiegare in modo semplice, sintetico, a parole loro, questa appartenenza. Giovani e meno giovani, provenienti da ogni regione d’Italia, pastore e teologhe, o anche “semplici” cittadini. Ecco le loro risposte.

Protagonista della quarta “puntata” è Maliq Meda.


Essere valdese oggi per me significa molto spesso dover rispondere ad alcune domande semplici. “Siete cristiani?” “Sì”. “Avete anche voi Gesù?” “Beh, sì, cristiani vuol dire discepoli di Cristo, perciò direi proprio di sì…”. In genere poi si risponde a domande riguardo ai santi che non adoriamo, Maria, San Pio eccetera…Perchè non li adoriamo, e così via. Ma anche sul ruolo importante di leadership che hanno le donne valdesi, pastore o laiche, in chiesa. Così come sulla benedizione di coppie omoaffettive. Ogni tanto si arriva perfino alla giustificazione per grazia mediante la fede.

Mi viene quindi da dire che essere valdesi oggi significa essere una minoranza in un Paese cattolico come l’Italia e ciò ti porta a spiegare ed esporre la propria fede, anche se in modo basilare o quasi banale. Il che è ogni volta occasione di ripensarla, di ricordare la storia dei valdesi. Ma significa anche che in un certo senso queste sono occasioni dove ti ritrovi a pronunciare una confessione di fede, agli altri, a sé stessi e a Dio.


Le altre “puntate” qui:

Gianluca Fiusco

Paolo Ricca

Gabriella Sconosciuto

Gabriele Bertin