Verso il sinodo Luterano. Riccardo Bachrach: Intese e libertà religiosa, tra vecchi ostacoli e nuove sfide

Roma (NEV), 29 aprile 2015 – Giovedì 30 aprile si apre a Roma, presso Villa Aurelia (via Leone XIII 459) la IV seduta del XXI Sinodo della Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI). Tra gli argomenti principali che i circa cinquanta partecipanti, tra pastori e deputati delle comunità locali, affronteranno nei quattro giorni di discussioni figurano la libertà religiosa e il Ventennale dell’Intesa tra la CELI e lo Stato italiano. Su questi due temi abbiamo rivolto alcune domande al luterano Riccardo Bachrach, membro del Consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), che fu tra coloro che parteciparono ai lavori preparatori dell’Intesa. Bachrach sarà anche relatore della tavola rotonda prevista nel pomeriggio del primo giorno di lavoro, intitolata “Vent’anni di Intesa: impegno e libertà religiosa”, alla quale parteciperà anche la dottoressa Anna Nardini, coordinatrice dell’Ufficio studi e rapporti istituzionali della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

Nella tavola rotonda che il Sinodo luterano dedica al Ventennale dell’intesa tra la Chiesa evangelica luterana in Italia (CELI) e lo Stato, lei proporrà un intervento dal titolo “L’intesa: un percorso a ostacoli verso nuove sfide”. A quali ostacoli si riferisce?

E’ stato davvero un percorso a ostacoli. Il primo è stato il disinteresse della CELI, negli anni ’70 e ’80 del secolo scorso, per un accordo con lo Stato. Escluse le chiese luterane del Golfo di Napoli, tutte le altre comunità locali erano state fondate da cittadini stranieri, prevalentemente di origine e lingua tedesca, alle quali la Chiesa evangelica in Germania (EKD) inviava otto pastori in missione, pagandone stipendi, contributi e spese. Pertanto non c’era nessuna necessità di cambiare questo stato, né di sviluppare l’azione di evangelizzazione verso il contesto italiano. Questa situazione di chiusura si evidenziò, per esempio, durante il Sinodo del 1986 quando il Concistoro (l’organo esecutivo della CELI) decise di non mettere in votazione il documento del gruppo di lavoro che auspicava l’avvio delle procedure verso l’Intesa. Quindi trascorsero sei anni di discussioni che però non tenevano in debito conto né un documento del 1979 dell’ambasciatore tedesco Lahr, che in un incontro con il senatore Gonella, dava tutte le informazioni necessarie sulla procedura da seguire, né del fatto che quattro Intese, del cui testo non si prendeva atto, erano già state siglate. Tra le altre difficoltà, ci fu il fatto che il Governo italiano dovette ricostituire la sua Commissione paritetica per l’applicazione dell’articolo 8 della Costituzione; una lettera nel 1993 del moderatore valdese Franco Giampiccoli che stigmatizzava aspramente la posizione della CELI sull’otto per mille; ed in ultimo il problema di stilare l’elenco delle comunità appartenenti alla CELI. Tuttavia, una volta risolti i problemi interni con il Sinodo della CELI tenutosi a Pistoia nel 1992, la strada è stata tutta in discesa ed in sei mesi l’Intesa è stata firmata.

In che misura l’Intesa ha influito sulla vita della chiesa e la sua presenza nella società?

Un effetto è stato immediato, quello economico che, in realtà, durante i lavori preparatori aveva destato meno interesse, ma che alla fine si è rivelato importante. L’approvazione dell’Intesa è avvenuta nel periodo in cui la EKD, per la crisi finanziaria dovuta ai costi della riunificazione tedesca, decideva di ridurre e poi cancellare del tutto il proprio contributo finanziario alla CELI.  L’Otto per mille non era mai stato un argomento determinante nei dibattiti interni, era stato sottovalutato. Ci aspettavamo cinque o seimila firme a nostro favore ed invece sono state subito circa quarantamila! Il secondo effetto è che oggi la CELI non è più la filiale italiana della EKD ma un ente ecclesiastico riconosciuto italiano. Le comunità luterane in Italia hanno preso coscienza di questa novità con una certa lentezza. Ci sono voluti quasi vent’anni per la firma di una nuova convenzione CELI–EKD che mettesse le due Chiese su un piano di parità. Solo negli ultimi anni alcune delle Comunità luterane “storiche” si sono accorte che fondare il luteranesimo in Italia prevalentemente sulla lingua e sulle tradizioni tedesche porta fatalmente all’invecchiamento e alla diminuzione dei membri di chiesa.

Accanto al Ventennale dell’intesa, il Sinodo discuterà della più ampia questione della libertà religiosa in Italia. Quali sono a suo parere le questioni ancora aperte in questo ambito?

La libertà religiosa sarà il tema del gruppo di lavoro che, nell’ambito del Sinodo, mi è stato affidato. Ho preparato una breve carrellata introduttiva storica dei rapporti Stato–Religioni dall’Unità d’Italia, dalle “Guarentigie” al “Concordato” ed alle “Intese”, per poi aprire una discussione sul futuro e sulla libertà religiosa. Una legge sulla libertà religiosa dovrebbe avere un ampio respiro, dovrebbe anche definire giuridicamente la nozione di “confessione religiosa” di cui all’art. 8 della Costituzione, e non consistere solamente in un riassunto delle norme contenute nelle varie Intese. Infatti vi sono i problemi del riconoscimento di entità ecclesiali non diffuse su tutto il territorio nazionale, o di singole comunità; il riconoscimento dei ministri di culto di comunità vive, ma meno organizzate; luoghi di culto e l’edilizia connessa, su cui alcune regioni stanno legiferando in maniera scandalosa; l’ora di religione cattolica e l’insegnamento quanto meno di storia delle religioni; le esigenze di carattere religioso dei migranti e rifugiati; e così via. La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) sta seguendo con molta attenzione lo sviluppo di questi temi cercando anche di aprire dei canali attraverso i quali fare sentire la propria voce e quella delle chiese che da lei sono rappresentate; ed anche la chiesa luterana sarà chiamata a dare il suo contributo. Nel frattempo cercheremo di tenerci informati.