“Medical Hope”

di Simone Scotta, operatore di Mediterranean Hope in Libano

Beirut, Libano (NEV), 25 maggio 2016 – “Medical Hope”: potremmo chiamare così il nostro lavoro di operatori di Mediterranean Hope, impegnati nella gestione dei “Corridoi umanitari” dal Libano, che si imbattono in situazioni sanitarie molto difficili.

Nel corso di questi mesi spesi girando per campi profughi e centri di accoglienza abbiamo spesso incontrato persone bisognose di aiuto per l’acquisto di medicine, di prenotazione di visite, del pagamento delle stesse, del contatto diretto con il medico specialista.

Importi non difficili da sostenere, ma che qui sono per molte persone un ostacolo arduo da superare, rifugiati siriani in primis, a cui non è riconosciuto il diritto alla cura da parte del Sistema sanitario libanese.

Medical Hope si propone di dare un minimo sollievo alle persone che in Libano non hanno accesso al sistema sanitario, basato sulle assicurazioni private, molto simile al sistema medico americano. E’ possibile fare questo grazie ad un fondo speciale, all’interno del progetto Mediterranean Hope, di 20.000 euro.

Questo fondo sarà utilizzato per visite ospedaliere e medicinali. Per esempio c’è Abdul Salam, cinque figli di cui uno, purtroppo, deceduto lo scorso anno. Ad Abdul Salam erano stato richiesti 1000 dollari per poter accedere alle cure adeguate per il figlio. Troppi, ovviamente, per chi vive in una situazione al limite, in un posto di fortuna. Ci si aspetterebbero rabbia e rivendicazioni, invece no: lamentarsi, forse, è un lusso solo per ricchi qui in Libano. “Che ci posso fare?” chiese Abdul sfiduciato e rassegnato.

Con Medical Hope proviamo a dargli una risposta.