Dambe so, un’altra accoglienza è possibile

La rubrica “Lo sguardo dalle frontiere” è a cura degli operatori e delle operatrici, dalle volontarie e dai volontari, di Mediterranean Hope (MH), il progetto sulle migrazioni della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI). Questa settimana “Lo sguardo” proviene da Rosarno ed è stato scritto da Marika Delsanto.

Rosarno

Roma (NEV), 29 novembre 2023 – Settembre, sole e salsedine. Sono alcuni degli elementi che mi hanno accolta a San Ferdinando per il periodo di due mesi come volontaria all’interno dell’ostello Dambe So, organizzato e portato avanti da Mediterranean Hope (MH) a Rosarno, gli operatori ed i volontari locali hanno contribuito a rendere la mia esperienza indimenticabile.
Ma facciamo un passo indietro.
Il progetto, avviato ormai due anni fa, si pone obiettivi ambiziosi e punta a una piccola rivoluzione in materia di “accoglienza”. Immaginando modi alternativi dell’abitare, l’equipe di San Ferdinando, composta da operatori MH e volontari del territorio che si impegnano quotidianamente ai fini del successo del progetto, mi ha permesso di apprendere e comprendere ciò che questo lavoro davvero richiede. Il periodo di volontariato è stato ricco di eventi ed impegni culturali: oltre alla normale gestione di progetti, bandi e la gestione di Dambe So, operatori e volontari si sono dati da fare nell’organizzazione di eventi quali il Rosarno Film Festival, un appuntamento cinematografico di quattro giorni. La rassegna intitolata “Fuori dal Ghetto” quest’anno si è concentrata sul tema della terra e dello sfruttamento, con corti e incontri che hanno arricchito il dibattito su queste tematiche cruciali per la zona e per l’Italia, ma non solo.
Le mie giornate erano molto varie l’una dall’altra, oscillando tra mattinate tranquille in riva al mare a serate intense tra lezioni di italiano, cura della documentazione degli abitanti di Dambe So e assistenza agli operatori laddove fosse necessario. In questi mesi, ci siamo tutti impegnati nella finalizzazione dall’ampliamento di Dambe So, in modo da avere a disposizione più posti e poter includere nel progetto più persone, creando una rete sempre più ampia e profonda.
Dambe So, che tradotto dalla lingua Bambara significa “Casa della dignità”, rappresenta una forma di resistenza e resilienza in cui poter immaginare il futuro dell’accoglienza multiculturale dal basso, in modo collaborativo e sostenibile. Per me è stato un onore poter fare parte di questo cambiamento, anche solo brevemente. Questa esperienza stimolante mi ispira ogni giorno a dimostrare la stessa resistenza ed impegno che ho trovato a Dambe So, dove, nonostante le difficoltà, l’umanità, l’empatia ed il mutuo aiuto nel raggiungimento dell’obiettivo comune di dignità sono, già di per sé, elementi rivoluzionari.