Torre Pellice (Torino), 23 agosto 2016 – Una chiesa accogliente, dal tessuto multiculturale e impegnata in percorsi d’integrazione. Questa è l’immagine che è emersa dalla conferenza stampa dedicata al tema delle migrazioni, svoltasi questa mattina a margine dei lavori del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi (Torre Pellice, 21-26 agosto). Una conferenza che segue l’incontro tenutosi ieri sera al tempio valdese sui “Corridoi umanitari” e precede il dibattito sui migranti in aula sinodale, previsto per questo pomeriggio. Anne Zell, pastora della chiesa valdese di Brescia, ha raccontato l’esperienza dell’“Essere chiesa insieme” nella sua comunità composta da 150 persone di 12 nazionalità. “E’ ormai da vent’anni che la nostra chiesa vive l’esperienza di essere arricchita da persone provenienti da continenti diversi, con culture diverse, unite nella stessa fede e nella stessa speranza”. Si tratta principalmente di persone giunte in Italia per motivi economici, alle quali oggi si stanno aggiungendo profughi in fuga da guerre e persecuzioni. “Non è solo un impegno di accoglienza, ma di un vero e proprio cammino di condivisione e crescita comune, tanto che oggi il nostro Consiglio di chiesa – l’organo che responsabile della conduzione della comunità – è composto da persone provenienti dal Ghana dal Togo, insieme agli italiani”. Accanto a questa accoglienza di tipo ecclesiastico, esiste anche un tipo di accoglienza “politica”. E’ quella presentata da Paolo Naso, coordinatore del progetto Mediterranean Hope della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), finanziato dall’8 per mille delle chiese metodiste e valdesi, all’interno del quale è nato il progetto pilota dei corridoi umanitari sostenuto insieme alla Comunità di Sant’Egidio. “I corridoi umanitari – ha ricordato Naso, che è stato anche relatore dello specifico incontro sull’argomento tenutosi nella serata di ieri nel tempio valdese di Torre Pellice – sono una via legale e sicura di accesso all’Europa per richiedenti asilo in condizione di particolare vulnerabilità”. L’Europa garantisce asilo all’interno del proprio territorio, ma non offre alcuna protezione a chi tenta di raggiungere i suoi confini, esponendo i profughi a viaggi pericolosi, spesso mortali, gestiti dalle centrali criminali del Mediterraneo. “I corridoi umanitari garantiscono arrivi in Europa in tutta sicurezza in accordo con le leggi vigenti: i beneficiari – previe procedure di identificazione – sono muniti di visto per motivi umanitari e possono venire in Italia con un regolare volo di linea. Per questo, da progetto pilota potrebbero trasformarsi in un efficace strumento di gestione dei flussi migratori verso l’Europa”. “Il lavoro delle chiese metodiste e valdesi di accoglienza e integrazione dei migranti non nasce oggi ma si è sempre espresso a livello locale nel corso degli anni”, ha infine ricordato Massimo Gnone, responsabile dei progetti per i rifugiati e migranti della Commissione sinodale per la Diaconia (CSD). La CSD accoglie nelle proprie strutture in tutta Italia circa 450 persone, 90 delle quali arrivate in Italia con i corridoi umanitari – attraverso progetti spesso in rete con altre associazioni e in collaborazione con le istituzioni, “secondo una strategia che privilegia un’accoglienza diffusa, in piccoli nuclei, e il coinvolgimento dei territori, a partire dalle chiese metodiste e valdesi presenti a livello locale”. Tra i progetti promossi dalla CSD figura anche uno sportello, aperto presso il “Passo Social Point” a Torino per il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero, “un ambito che solo in pochi hanno approfondito e che va nella direzione di promuovere l’integrazione e l’autonomia delle persone”.