Testimoni di Geova, la chiesa ortodossa russa si schiera a favore del bando

Il Metropolita di Volokolamsk Hilarion: "Una setta totalitaria e nociva". Gli evangelici italiani: "Ogni religione, anche quella di maggioranza, ha le sue specificità che, viste dall’esterno, possono sembrare estremiste a chi non le condivide. Lo Stato, però, non ha il diritto di gestire la dimensione spirituale dei suoi cittadini"

Vladimir Putin e il Metropolita Hilarion. Fonte: sito web Cremlino: http://en.kremlin.ru/multimedia/video

Roma (NEV), 4 maggio 2017 – “Una setta totalitaria e nociva”. Così il Metropolita di Volokolamsk Hilarion, capo del dipartimento sinodale per le relazioni esterne della Chiesa ortodossa russa, ha definito qualche giorno fa i Testimoni di Geova del suo paese, commentando dai microfoni dell’emittente Rossiya 24 la sentenza con cui la Corte Suprema federale ha dichiarato illegale la minoranza religiosa.

Si tratta della prima esternazione pubblica di un membro della confessione di maggioranza, che sino ad ora, durante gli scorsi mesi d’indagine e di processo, non era mai intervenuta sul tema. Secondo l’esponente ortodosso – che non ha negato la propria soddisfazione per la sentenza federale – la pericolosità dei Testimoni di Geova risiederebbe nella natura manipolatoria della loro predicazione, che pretende di presentarsi come “cristiana” pur non riconoscendo la dottrina della Trinità: “manipolano le coscienze – ha affermato il Metropolita -, erodono la psiche delle persone e delle famiglie che incontrano”.

Nei giorni in cui il processo si inaspriva, un’interpellanza parlamentare e una conferenza stampa convocata presso la Camera dei Deputati hanno reso nota la vicenda anche in Italia. All’indomani della sentenza, la Commissione delle Chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (CCERS) ha esternato la preoccupazione degli evangelici italiani per la compressione della libertà religiosa in Russia auspicando un ricorso presso la Corte europea dei diritti dell’uomo.

In queste ore, l’Associazione Internazionale per la Difesa della Libertà religiosa (AIDLR) ha lanciato una campagna firme su una lettera aperta che verrà consegnata nella mani dell’ambasciatore russo a Roma Sergey Razov. “Mettere in grave difficoltà milioni di credenti che non appartengono alla Chiesa di maggioranza – si legge nel documento – si ripercuote sull’armonia sociale che la Federazione Russa auspica, perché mette individui e minoranze di fronte a una terribile scelta: seguire la propria coscienza o rinunciare alle convinzioni più profonde. Ma i diritti non possono essere garantiti seguendo un criterio numerico. Ogni religione, anche quella di maggioranza, ha le sue specificità che, viste dall’esterno, possono sembrare estremiste a chi non le condivide. Lo Stato, però, non ha il diritto di gestire la dimensione spirituale dei suoi cittadini, piuttosto deve orientare le sue azioni per garantire milioni di persone dotate di coscienze libere. Ci permettiamo perciò di esprimere l’auspicio che la Federazione Russa voglia riconsiderare la sua posizione nei confronti delle minoranze religiose e garantire a tutti il pieno esercizio della propria libertà”.

Tra i primi firmatari della lettera, il presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), pastore Luca Maria Negro.