Roma (NEV/Riforma.it), 6 luglio 2017 – “Speriamo che il ‘contagio dei Corridoi umanitari’ continui ad estendersi. Italia, Francia e … poi?”, queste sono state le prime parole rilasciate dal presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), il pastore Luca Maria Negro, che ieri sera, invitato dalle chiese sorelle d’oltralpe, ha accolto le prime quattro famiglie siriane e irachene provenienti dal Libano: 16 persone, donne, uomini e bambini atterrate a Parigi, grazie ai Corridoi umanitari francesi, accolte alle ore 21 all’aeroporto Charles De Gaulle. Quello di ieri è stato il primo corridoio umanitario giunto a Parigi da Beirut, attraverso un regolare volo di linea.
Un progetto scaturito dall’esempio italiano, quello ecumenico e pilota dei “Corridoi umanitari”, firmato il 15 dicembre 2015 attraverso un protocollo d’intesa con i ministeri degli Affari esteri e dell’Interno e promosso dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) insieme alla Comunità di Sant’Egidio e alla Tavola valdese. Oggi, grazie ai “Corridoi umanitari” sono giunti in Italia 850 profughi in maggioranza siriani con l’ultimo arrivo a Fiumicino lo scorso 4 luglio. Il progetto francese prevede di accogliere in 18 mesi 500 persone.
Ad attendere ieri le 16 persone con tre bambini e un disabile: l’Entraide Protestante (Federazione di mutuo soccorso protestante), la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione protestante di Francia (FPF), la Conferenza episcopale francese e il Secours catholique-Caritas Francia. Al fianco del presidente della FPF, il pastore François Clavairoly, c’era il pastore Negro per passare simbolicamente il testimone.
“È stato un momento emozionante – ha detto Negro – seppur abbia assistito a molti arrivi in questi anni. Era il primo arrivo in territorio francese. Molte persone hanno deciso di raccogliersi nella sala dell’aeroporto predisposta per dare il benvenuto ai nuovi arrivati”.
I Corridoi francesi sono identici a quelli italiani?
Una particolarità del progetto francese riguarda un appello che in passato è stato lanciato alle comunità, sia protestanti che cattoliche, e nel quale si chiedeva di accogliere anche nelle proprie case le persone in arrivo. L’appello ha funzionato e in alcuni casi saranno i privati a mettere a disposizione le proprie abitazioni; nella sostanza il progetto è strutturalmente identico a quello italiano.
Un “contagio”, quello dei Corridoi umanitari, che si sta espandendo. È così?
Posso dire finalmente. Oltre all’Italia oggi c’è un secondo paese europeo che ha deciso di praticare l’esperienza pilota da noi lanciata. Lo dico con emozione e soddisfazione anche perché il progetto francese, proprio come il nostro, è ecumenico. Ieri erano presenti i più importanti rappresentanti delle chiese protestanti, il presidente François Clavairoly, la nuova presidente della chiesa protestante unita di Francia Emanuelle Carrière-Seyboldt e il segretario generale della Federazione di mutuo soccorso, Jean Fontanieu.
Hanno ricordato il progetto italiano?
Certamente, sia Seyboldt che Fontanieu hanno ribadito l’importanza della nostra esperienza e anche la presidente di Sant’Egidio in Francia, Valérie Régnier ha voluto evidenziarne l’importanza. Molta era anche la curiosità, sia da parte degli organi d’informazione francesi che da parte dei membri delle chiese e delle opere diaconali, sul progetto italiano proprio perché già attivo e operativo da tempo, per loro un faro da tenere presente e da esplorare alla luce delle 850 persone ospitate sino ad oggi sul nostro territorio.
Ieri un altro piccolo sogno si è avverato?
Sin dall’esordio della nostra esperienza, chiedemmo espressamente che le nostre chiese sorelle potessero aiutarci a esportare, ovunque, questo modello ripetibile e replicabile in Europa. In una lettera che come FCEI abbiamo inviato, tre giorni fa, ai partner europei, abbiamo proposto di costruire insieme un’azione europea solidale con una serie di azioni concrete. Spero che quello francese possa essere solo il primo esempio e che possano seguirne altri. Certamente ieri è stata una giornata ricca di soddisfazioni e di emozioni.