Bolivia. Consiglio Latino Americano delle Chiese: “Nel nostro nome No”

Una lettera ai fratelli e alle sorelle delle chiese boliviane, alla Rete ecumenica e agli uomini e alle donne di buona volontà per respingere il colpo di stato in Bolivia e l’utilizzo della parola di Dio per giustificare l’oppressione

Roma (NEV), 15 novembre 2019 – “Dal Consiglio Latino Americano delle Chiese (CLAI) seguiamo con grande preoccupazione ciò che sta accadendo in Bolivia dopo il colpo di stato che ha avuto luogo in questi giorni, e che respingiamo con forza. Pace e giustizia non arriveranno dalla violenza, dall’oppressione, dal saccheggio delle risorse del paese e dalla rottura dell’ordine costituzionale, ma dalla piena inclusione e dal rafforzamento democratico”. Queste le parole contenute nella lettera firmata dal pastore Jorge Daniel Zijlstra Arduin a nome del CLAI.

Nel testo si legge che Gesù considera “blasfemo” quando “nel suo nome” si legittima l’oppressione di esseri umani giustificando la loro situazione come volontà divina: “affermare, suggerire o giustificare che alcune persone sono oppresse ‘perché se lo meritano’ o perché quelli sono i ‘piani di Dio’ per loro è una bestemmia che è stata usata più di una volta per legittimare prevaricazioni basate sulla razza, sullo stato sociale, sull’origine, sulla nazionalità, sul genere”.

“Nel nostro nome No”, continua il CLAI, perché “Dio e la Bibbia non possono essere utilizzati per difendere modelli settari, lontani dallo spirito di Gesù, e per proporre nel suo nome odio, violenza, stigmatizzazione e persecuzione”.

Il Consiglio Latino Americano delle Chiese si pronuncia sugli accadimenti degli ultimi giorni definendo il linguaggio e le pratiche che si stanno facendo strada in America latina “pseudo evangeliche e pseudo cristiane”, e dichiarandosi “ateo” perché “tali affermazioni in se stesse sono una bestemmia contro lo Spirito che ha guidato Gesù e che dovrebbe essere visibile in coloro che vogliono seguire i suoi insegnamenti di amore, solidarietà, inclusione, perdono”.

“Continueremo a impegnarci – continua – nella difesa e nel rafforzamento della democrazia, netta e trasparente, per la quale chiediamo a Dio la pace per la Bolivia e per l’intero continente, ma una pace con la giustizia, senza saccheggi e senza battute d’arresto dei diritti di coloro che più soffrono, che da secoli sono sempre gli stessi”.

La lettera completa in spagnolo può essere letta e scaricata qui.